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“Il Nono di Furlani“ che punta al dieci cum laude. Il giocatore palindromo. Stefano Pioli è uno “Scienziato”. La curva di Bologna come la spiaggia di Maafushivaru

di Carlo Pellegatti

Alla Scala viene ancora ricordata la “Nona di Beethoven“, diretta da Riccardo Chailly. A San Siro intanto è già in programma, dopo l’acquisto di Pellegrino, il “Nono di Furlani“, sinfonia che promette sensazioni forti e indimenticabili. Potrebbe però battere anche un altro record il Milan sotto la nuova gestione manageriale. Quello di inserire in rosa il primo giocatore palindromo della sua storia, Hugo EKITIKE. Il suo cognome si può leggere infatti da sinistra a destra e viceversa. L’attaccante francese rappresenta, a pochi giorni dalla fine del mercato, una pista plausibile, ma non andrei oltre perché la eventuale trattativa con il PSG non appare semplice. Sarebbe un mercato da dieci cum laude, in caso appunto dell’arrivo di un grande attaccante. Attenzione alla voce dell’ultima ora. Si tratta di Vangelis Pavlidis, 24 anni, attaccante dell’Az Alkmaar.    

È stato intanto un bel vernissage del campionato quello di Bologna. Gli ospiti sulle tribune hanno già apprezzato un bel Milan sul piano della manovra, certamente da affinare, ma anche sotto l’aspetto dei singoli sono venute grandi conferme. Come mi veniva da sorridere quando qualche pur autorevole opinionista sosteneva che la squadra non si fosse rinforzata. Una opinione, pur legittima, non sostenuta dai fatti e dall'evidenza. La rosa milanista, già profumata, è diventata ora “aulentissima" grazie agli innesti di giocatori di statura internazionale. Negli ultimi anni i rossoneri non avevano mai avuto, per esempio, una fascia destra così forte e competitiva in qualità e in quantità. Pioli può scegliere tra Pulisic, Chukwueze e Romero, giocatori di differenti attitudini ma di eccellente livello tecnico.

Le assenze di Kessiè, mai sostituito, e Tonali, con quella temporanea di Bennacer, avrebbero certo potuto rendere meno efficace il reparto di centrocampo. La società, in totale sintonia ,allora ha cambiato strategie. Mi metto anch’io tra quelli che poco erano convinti della bontà della scelta di mettere al centro della manovra Rade ”Ago e Filo“ Krunic. Invece mi sto convincendo della bontà della scelta di Stefano Pioli, perché il Milan non gioca con il regista tradizionale, anzi è in campo senza regista, non previsto dai nuovi schemi. L’allenatore rossonero è uno “scienziato”, nel senso più etimologico del termine. "Chi ha acquisito profonda conoscenza di una o più scienze, attraverso studi intensi e costanti, e con serietà di metodo e di indagine".

Poteva mancare di nuovi stimoli il tecnico di Parma dopo aver conquistato lo Scudetto e aver raggiunto il traguardo personale di essere tra i primi quattro più bravi allenatori d’Europa. Invece ha studiato, e sta ancora studiando, un Milan nuovo, imprevedibile, ricco di variabili di gioco, con i terzini che si inseriscono in centro, con gli inserimenti di “Van Gogh” Reijnders e di “Cheek to Cheek” Loftus Cheek, sempre molto vicini a Olivier Giroud. Con Pulisic che si conquista un rigore come a Monza o realizzando una rete, quella di Bologna, sempre infilandosi al centro della difesa avversaria, bravo e ispirato anche quando regala cross deliziosi, che onorano il suo soprannome ”Sapore di Miele”.

Ricordo bene quello che disse una volta il saggio e esperto Billy Costacurta sulla lunga durata degli allenatori sulla stessa panchina: "I giocatori si abituano ai soliti allenamenti. La routine può diventare un ostacolo sulla strada della stagione“. Pioli lo ha compreso presto, regalando altri forti stimoli ai suoi ragazzi che stanno studiando nuovi schemi, applicandosi a un nuovo modo di stare in campo. Un Milan molto offensivo, che rischierà di prendere qualche gol di troppo, ma che assicura una manovra d’attacco sempre spettacolare e sempre foriera di emozioni.

Da affinare invece i sincronismi tra centrocampisti e difensori che possono creare qualche brivido al sempre formidabile “Magic Mike”. È un Milan intrigante, da seguire con curiosità e con il solito meraviglioso affetto. In curva, a Bologna, si parlavano tanti dialetti differenti. Tutta l’Italia era rappresentata in quello spicchio di stadio, da Vipiteno a Gallipoli. Era molto caldo, ma il Milan ha offerto momenti di gioco molto freschi, piacevoli, corroboranti. Ad un certo punto, chiudendo gli occhi, sentivo lo sciabordio del mare e una brezza fresca accarezzava il viso, grazie alla classe di Reijnders, alle volate di Theo, ai movimenti di Giroud, onde che si infrangevano sugli scogli. Miracolo di Milan!


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