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Il Milan, il Napoli e la Champions League italiana. Tevez, Maxi Lopez e Marchisio: il filo conduttore. De Rossi e i tifosi della Roma, segnali positivi...Conte e Giaccherini, adesso va tutto bene

di Mauro Suma

Non è tanto il numero delle qualificate agli Ottavi a ridare fiato ai polmoni del calcio italiano, ma soprattutto la portata degli eventi che le hanno generate. La Champions League 2010-2012 è vissuta su sei grandi eventi: le due partite del Milan con il Barcellona, le due del Napoli contro il Bayern Monaco e le due sempre del Napoli contro il Manchester City. Sono state le uniche sei partite dell’Italia contro l’altro calcio. Un calcio che quest’estate sembrava inarrivabile e inattaccabile, sul piano economico, tecnico e strutturale. Bene, in questi sei eventi il bilancio è confortante, rispetto alle previsioni: una vittoria (del Napoli contro il City in casa), tre pareggi (il Milan al Camp Nou, il Napoli al City of Manchester e al San Paolo contro il Bayern) e due sconfitte di misura con gol, entrambe per 2-3 (il Milan a San Siro contro il Barcellona e il Napoli a Monaco di Baviera). Insomma, siamo andati sotto un treno e ci siamo rialzati con un po’ di polvere addosso e nulla più. Peraltro, Milan e Napoli, le uniche italiane ad aver perso una sola partita sulle sei giocate, avevano nel girone due fra le squadre prime classificate che hanno fatto più punti. Ricordiamo le migliori prime: Real Madrid 18 punti, Barcellona 16, Bayern Monaco 13, Benfica 12, Arsenal e Chelsea 11. E’ una dimensione rispetto alla quale il calcio italiano ha fatto dei passi avanti, anche se la cultura sportiva del nostro Paese è sempre incomprensibilmente schizzinosa nei confronti dell’Europa League penalizzando quel bene comune che è il Ranking della nazione e rischiando molto seriamente di sottrarre altre frazioni di coefficiente e quindi squadre partecipanti alla delegazione italiana di Champions League.

Mi è capitato spesso negli ultimi giorni di ricordare a Milan Channel e non solo che l’operazione Tevez era tutt’altro che conclusa e scontata, ma ho raccolto solo sorrisini e certezze. Ma figurati, è già fatta. No che non è fatta. Quando sei una squadra italiana, che anche se impegnata al massimo dell’offerta per un Club del nostro Paese non è competitiva con certi sceicchi, e c’è un crack del genere in giro, non puoi mai dare per fatto e per concluso proprio nulla. Mai. Arriverà Tevez al Milan? Bene. Non arriverà Tevez al Milan? Scatterà l’ipotesi Maxi Lopez. Ti diranno che non è da Milan? Fregatene, lo avevano già detto per Aquilani e Nocerino che sono diventati due colonne. Maxi Lopez non sta facendo bene negli ultimi mesi al Catania? Non è un argomento, guardate ad esempio Claudio Marchisio. Il centrocampista “juventino dentro” era già stato sbolognato dai suoi tifosi (“Si va bene la fede bianconera, ma non è di qualità”) e messo da parte dalla critica. Non avvertiva più la giusta fiducia, non c’erano le condizioni per esprimersi, aveva perso lo slot Marchisio. E sembrava già calato il sipario su un giovane titolare azzurro in Sudafrica: il suo 2010-2011 era stato pessimo. Eppure, in una squadra rilanciata si è ritrovato e la sofferenza lo ha maturato: più esplosivo, più decisivo. Anche Maxi Lopez ha perso lo slot nel 2010-2011. Ma se gli scatta qualcosa dentro e torna, come ha fatto Marchisio, l’iradiddio del 2009-2010, vedremo se sarebbe proprio così svantaggioso abbracciare la causa dell’attuale attaccante del Catania…

Roma e la Roma stanno dimostrando grandissima maturità. Dopo due sconfitte devastanti come quelle di Udine e di Firenze, sconfitte pesanti sul piano del punteggio e della prestazione, in altri tempi la piazza avrebbe travolto Luis Enrique. Invece il gradimento fra i tifosi giallorossi dell’attuale tecnico spagnolo è ancora al 66%. Una grande prova di comprensione e pazienza. Bravissimi, i tifosi giallorossi. Come bravissima è stata la società, fino ad oggi, a non rendere lacerante la trattativa per il prolungamento del contratto con Daniele De Rossi. Con tutte le questioni di fede annesse e connesse, Roma e la Roma hanno saputo evitare crisi simili a quelle fra Firenze e Montolivo e si presentano sotto Natale, dopo alcune settimane di stallo e altre di lavoro sotto traccia (mai facile a Roma), con le quotazioni della fumata bianca in sensibile rialzo. Complimenti.

Antonio Conte non deve mai dimenticare, anche sotto adrenalina, le tante facce della medaglia del calcio. Oggi vince praticamente sempre, va tutto bene e le cose vanno nel verso giusto. Quindi, oggi lui può permettersi di fare qualche gesto al salotto buono dello Juventus Stadium e alla tribuna stampa rinfacciando le sue idee su Giaccherini. Attento, Conte. Così non si dura. Quest’anno, con una sola competizione, è una grande Juventus favorita per lo Scudetto. Ma l’anno prossimo, con la Champions League, con un mercato sempre difficile, con più infortuni, con tante incognite europee e con qualche punto in Campionato sacrificato sull’altare dell’Europa, le cose cambieranno. E qualcuno lassù, allo Stadio, potrebbe ricordarsene calcando la mano proprio pensando al gesto un po’ forzato su Giaccherini. Conte obietterà che lui preferisce essere vero e autentico piuttosto che accomodante e magari anche un po’ ruffiano. Legittimo, ma quando si rovescerà la medaglia è interesse suo e della squadra che allena disporre di un po’ di credito messo da parte nei momenti belli. La Juventus è una grande squadra, con una grande stampa al seguito. E nelle grandi squadre, nelle grandi piazze, si fa così. Non ce lo siamo inventati noi.


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