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Il coraggio di cambiare

di Luca Serafini

Massimiliano Allegri sta cominciando a fare i conti con le assenze croniche, la forma sommaria di qualcuno, le assenze estemporanee, le difficoltà della squadra. Così sembra finalmente ridisegnare il sistema di gioco di una squadra crocifissa da anni al "vertice basso", ai due "interni", al "trequartista" e via con queste definizioni che scremano la candidatura di certi giocatori ed esaltano quelle di altri. Fa niente se inventati, inadatti o adattati. "Ambrosini non può più fare la mezzala", a Bologna però se a un certo punto non si sposta in mezzo De Jong e il capitano finisce sul centrosinistra occupato per 15 anni, finisce a pallettate. "Montolivo non può fare il centrale", ma Emanuelson può fare il trequartista? "Emanuelson non può fare il terzino sinistro", ma Constant sì. Forse si vede la luce oltre questi dogmi, forse si intravvede l'opportunità, la possibilità, l'eventualità che esista anche qualcosa di diverso dal 4-3-1-2. Forse bastano due centrocampisti davanti alla difesa (per noi, De Jong e Ambrosini in questo momento), forse servono 3 uomini (Bojan, Boateng, Robinho o Emanuelson all'occorrenza) alle spalle di Pazzini o del Redivivo, capaci e vogliosi di inserirsi, creare scompiglio, sostenere l'attaccante e non dare i famosi punti di riferimento agli avversari. Questa formula aiuta gli eventuali impieghi di Flamini o dello stesso Nocerino, i quali paiono entrambi lontanissimi dalla condizione migliore. Questa formula aiuta il centrocampo con la disponibilità di Bojan e Robinho, la responsabilità di Boateng. Questa formula protegge quindi maggiormente la difesa, che ha subìto nelle prime 2 giornate un corner e un rigore, ma appare troppo spesso alla mercé degli avversari.
Chiaro, non è con le formule, i moduli, i sistemi che si vincono o si perdono certe gare, servono la qualità, la grinta, la determinazione, ma non ci sono più dubbi che un certo modo di stare in campo ormai va alla nausea dei giocatori (alcuni dei quali, ripetiamo, inadeguati a ricoprire certi ruoli e certe posizioni), è conosciuto a memoria dagli avversari. Cambiare è un segno di coraggio, e Allegri deve averne perché sa benissimo come - oltre la facciata - esistano trappole fatali per il suo futuro rossonero. E' necessario cambiare registro, trovare intensità e soluzioni diverse anche nel corso dei 90'. Il Milan ha ora un calendario in discesa, rispetto a tutte le rivali, sino a ottobre, o almeno sino alla trasferta di Parma. E' un banco di prova che può risultare decisivo, determinante per il destino del tecnico e per quello della squadra in questa stagione, con di mezzo un Anderlecht in casa tanto per cominciare e di meglio era difficile sperare.
Il campionato però è iniziato con una sconfitta in casa contro la 5a classificata in serie B nella scorsa stagione, quindi fidarsi adesso risulta oltremodo rischioso. Allegri ha avuto modo di sperimentare, studiare qualcosa di nuovo, di diverso, di intrigante per le caratteristiche dei giocatori. Starà loro far sì che questo lavoro porti a un gioco con un filo logico e possibilmente con un'anima. Di mercato si è parlato all'infinito nell'estate più difficile di sempre su questo tema, dopo gli addii e le cessioni. Ora è tempo di lavorare con chi c'è, confidando di non perderne altri per strada per infortuni o per una gestione errata degli uomini. Per condizione e, appunto, caratteristiche. Nel frattempo, però, la necessità impellente resta ancora quella dei due centrali difensivi: ci auguriamo che chi va in campo abbia messo Allegri, nel frattempo, in grado di valutare, decidere, scegliere. Ci auguriamo che Allegri, nel frattempo, abbia valutato, deciso e scelto. 


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