Ibra impari da Galliani. Gerry, ma è questo il Milan che vuoi? L'allenatore conta e i risultati mettono Fonseca sulla graticola
Il Milan è diventato un’azienda con tanti lustrini ma che, nelle prime tre giornate di campionato, ha offerto ai suoi consumatori – ovvero i tifosi – un prodotto scadente. Due punti in tre partite fanno di Paulo Fonseca l’allenatore con il peggior avvio in campionato degli ultimi 40 anni di storia del club e questo è un dato, così come è palese ed evidente che ci siano problemi dalla testa fino ai piedi del Milan, nell'area sportiva. Sono talmente palesi che nemmeno il più ottimista di chi lavora dentro il club può avere la forza di alzare il dito e dire qualcosa che sia diversa dalla realtà. Questa non è Hollywood, ma è Milano e il Milan è sempre stato un simbolo d’eccellenza della città, ma questa affermazione non è nient’altro che uno dei tanti claim commerciali che possono essere utilizzati per provare a imbonire chi non vive la realtà dei fatti.
È davvero questo il Milan che vuole Gerry Cardinale? Il fondatore di RedBird, arrivato in incognito all’Olimpico (perché non comunicare la cosa?) ha assistito sconsolato al pareggio dei rossoneri contro la Lazio in una partita dove, tra campo e tribuna, sono esplose tutte le mancanze e la fragilità di una struttura troppo americana per poter funzionare in Italia. Cardinale era seduto vicino a Giorgio Furlani e Geoffrey Moncada, ma non aveva il suo braccio destro accanto, ovvero Zlatan Ibrahimovic. Inutile girarci attorno ed è altrettanto inutile cercare sponde: Ibra non si sta muovendo come avrebbe dovuto. Sta sbagliando tutto, dalla comunicazione (anche social) agli atti in presenza. Ibra è l’uomo che comanda dentro il Milan, ma se questi sono i risultati… Houston, abbiamo un problema grande. La sua assenza a Roma (per delle ferie) è un atto gravissimo per colui che dovrebbe essere l’uomo di campo della struttura. Ibra ha lasciato da soli squadra e allenatore nella partita in cui si è palesata tutta la fragilità della scelta di Paulo Fonseca come allenatore. Non è una cosa accettabile, non è una cosa passata inosservata, non è una cosa “da Milan”. Adriano Galliani, suo punto di riferimento, non lo avrebbe mai fatto. È evidente come la filosofia di RedBird di non mettere una figura di campo vera e credibile accanto alla squadra non funzioni. I problemi sono gli stessi dello scorso anno e, per certi versi, si sono amplificati.
Sabato sera, dopo la partita, un direttore sportivo di peso (alla Giuntoli, per fare un esempio) avrebbe ribaltato Leao e Theo Hernandez, al netto delle spiegazioni ufficiali davanti alla tv di stato. E lo avrebbe fatto con il pieno supporto della propria dirigenza perché quella scena lì, andata in mondo visione, è una scena che ha fatto un danno clamoroso al Milan, alla sua immagine e al suo prestigio poiché è arrivata da due che hanno avuto l’onore di indossare la fascia di capitano al braccio. Ed è stato ineccepibile il pensiero di Massimo Ambrosini nel post gara sul tema.
Il core business di una società di calcio non è solo il bilancio, ma soprattutto i risultati sul campo. La scelta di Fonseca, che è nella stessa fascia di Pioli come valore assoluto, è stata fino ad oggi errata. Speranzoso che dopo la sosta il Milan cambi marcia, ma Liverpool e Inter – dopo il Venezia – potranno essere 180 minuti decisivi per la sua panchina. E il sentore forte è che il gap dai nerazzurri si sia ampliato moltissimo in questa estate, il tutto anche perché non si è scelto un allenatore top. È vero, i profili top costano, ma ti portano tanti benefici. In primis stimoli e credibilità verso i giocatori, che sono tutto fuorché degli scemi e sanno bene come si muove il mondo e che tipo di allenatori ci sono e c’erano in giro. E si adattano di conseguenza. Conte, De Zerbi, Conceiçao, Xavi e Sarri erano (e in alcuni casi sono) profili di alto livello, che hanno giustamente delle pretese per arrivare a vincere. Invece qui sembra che si voglia solo partecipare. Non veniteci a parlare di secondi posti, per favore. Il secondo è il primo dei perdenti.
La piazza è in fibrillazione, i fischi dell’Olimpico ne sono la riprova. Occhio a far finire la stagione a settembre, perché poi la gente si stanca e San Siro rischia di svuotarsi. Gerry, ma è questo il Milan che vuoi? Perché se è questo, allora non va per nulla bene.