I mesi della ricostruzione: ds e non solo, sono scelte determinanti. Anche un ruolo di Scaroni da valutare
Per settimane, parlando con diversi addetti ai lavori, rimbalzava sempre la stessa domanda: “Ma al Milan chi comanda davvero?”. Da sabato abbiamo avuto un’indicazione più chiara, grazie al lavoro di Peppe Di Stefano di Sky Sport, che ha svelato come l’incontro tra Giorgio Furlani e Gerry Cardinale in quel di New York abbia dato ancora più centralità all’amministratore delegato milanista all’interno della catena di comando del club. Lo stesso Furlani, prima di Milan-Lazio, aveva rilasciato delle dichiarazioni piuttosto chiare, rimarcando il suo ruolo e il fatto di avere deleghe piene (oltre al potere di firma). Sarà lui, dunque, ad avere l’ultima parola su tutto quello che riguarda la società A.C. Milan, dalle decisioni apicali a quelle più di ordinaria amministrazione. E non a caso sarà lui, nelle prossime settimane, a tenere il secondo giro di casting per la nomina del nuovo direttore sportivo.
Sfumato Andrea Berta, che andrà all’Arsenal, ecco che i due nomi primari sui quali Furlani dovrà porre la sua attenzione sono dei profili che già conosce e che sono già stati oggetto di colloquio da parte di Cardinale e Ibrahimovic. Si tratta di Fabio Paratici (personalmente, il mio profilo ideale per mentalità vincente e capacità di costruire le squadre) e di Igli Tare (altro ottimo direttore, con un vissuto diverso rispetto a Paratici), poi ci sono altri nomi che sono sotto contratto e che non sono ancora emersi o altri, come Tony D’Amico dell’Atalanta, che stanno iniziando ad emergere. Senza mai dimenticare la pista straniera, ma l’auspicio è che venga fatta la miglior scelta possibile per il bene del Milan, che nel corso dei prossimi mesi ha una chance incredibile per potersi ricostruire. Perché Inter e Juventus, che faranno il Mondiale per Club negli Stati Uniti, arriveranno all’inizio del prossimo campionato in un inevitabile ritardo di condizione e potranno avere dei vuoti prestazionali nel corso dei primi mesi. E Ibra? Potrebbe fare un passo indietro rispetto alla sua esposizione attuale, andando a sostegno e supporto del nuovo ds e facendo maggiormente l’advisor.
Ecco, il Milan qui dovrà essere molto bravo a fare le scelte giuste per l’area sport, perché le gerarchie sono state chiarite e ora c’è da mettere il bene del Milan al centro di tutto. Già, il bene del Milan. Un bene che dovrà passare, inevitabilmente, anche da una riassegnazione delle deleghe interne alla società. Sul tavolo delle decisioni che dovrà prendere Furlani ci sarà la delega alla Lega di Serie A. Paolo Scaroni, profilo di altissimo livello in ambito politico ma non di politica del pallone, non ha svolto un buon operato da rappresentante del Milan anche se è nel consiglio d’amministrazione della suddetta Lega. Il peso politico dei rossoneri non è al pari di quello di altre società (Inter in primis), perché negli anni si è "trascurato" questo asset di potere fondamentale per le dinamiche del pallone e per far sentire la propria voce. Qui Furlani sarà chiamato ad un bivio: prendersi carico di tale delega (con quello che ne comporta) oppure portare in società un direttore generale/ministro degli esteri che sappia gestire questo aspetto cruciale. Scaroni non se dovrà avere a male, potrà continuare a far valere i suoi buoni uffici nei salotti della politica laddove il suo profilo e il suo standing sono elevatissimi, ma il calcio ha bisogno di alleanze, di conoscenza della materia e anche degli intrecci di mercato che il tuo club fa con altri, specie se questi sono club che hanno potere di voto dentro la Lega, per poterli far pesare quando serve (tipo il rinvio di Bologna-Milan).
Il Milan va riunito, rimesso al centro del progetto da parte di tutti, con maggior operatività e ricezione di quelli che sono i problemi in loco (come le proteste dei tifosi sui prezzi dei biglietti o alcune scelte di marketing) e un pensiero più focalizzato sul riaccendere quel senso di Milanismo che, ad oggi, è parecchio labile.