Ho già visto una stagione così: ecco quale. Fonseca-Leao: non parliamo di panchine taumaturgiche. Serve il 4-3-3 e un mercato di gennaio da protagonisti
Ieri pomeriggio, mentre mi accingevo e scrivere l’editoriale, sentivo una riflessione di Gianfranco Teotino a Sky Sport 24 dove diceva che i post partita di Fonseca, quando le cose non vanno bene, sono sempre una sorta di processo pubblico ai giocatori come se fosse sempre e solo colpa loro dei gol presi o dei mancati risultati positivi. Un’analisi interessante e veritiera, figlia delle dichiarazioni dell’allenatore del Milan dopo la gara di Cagliari dove è vero che i giocatori hanno avuto le loro responsabilità, ma anche lui ne ha avute e anche parecchie. L’approccio alla partita è stato molto fiacco, quasi impaurito mentre il Cagliari era indemoniato. Non capire, in corso d’opera, che andava corretta la formazione iniziale inserendo Musah al posto di Chukwueze, all’inizio del secondo tempo, è un errore grave di lettura della gara. Aver messo Loftus-Cheek prima dell’ex Valencia è un altro errore da matita blu, perché Musah sta dimostrando di stare bene fisicamente e mentalmente ed era carico a pallettoni dopo la splendida partita contro il Real Madrid. E poi, l’ultimo erroraccio è quello di aver tolto, ancora una volta, Rafa Leao ovvero l’uomo più in palla di tutto il Milan, in grado di tenere più basso Zappa e, in generale, di generare pericolo e ansia con la sua presenza. Il gol del 3-3 proprio di Zappa è figlio di una mancata copertura di Okafor, che guarda lo sviluppo dell’azione sulla corsia opposta invece di andare a prendere in consegna il suo uomo.
E le prove di Rafa contro Real Madrid e Cagliari non sono prestazioni casuali, ma non parliamo di “cura Fonseca”, di effetti taumaturgici delle panchine o altro. Semplicemente l’allenatore ha fatto quello che doveva, ovvero mettere la squadra nelle condizioni di far rendere al meglio il proprio giocatore più forte. Leao è tutto fuorché un ragazzo stupido e se si diverte, è il primo poi a dare una mano ai compagni anche nella fase di non possesso e la cosa la si è vista sia a Madrid sia a Cagliari. Se poi il Milan, una volta e per tutte, giocasse con il 4-3-3, allora si vedrebbe – probabilmente – un Leao più continuo e sorridente, come nell’esultanza del secondo gol o come al Bernabeu.
Questo campionato e questa stagione, in generale, mi sembra di averle già viste nel passato milanista. Ci sono molte assonanze con l’annata 2009-10 con Leonardo in panchina a livello di attitudine e di risultati. Eppure quel Milan, ferito dalla cessione inevitabile di Kakà al Real Madrid, era più divertente di questo, con la medesima incapacità di avere una continuità nei momenti cruciali e una difesa estremamente permeabile. Tutti elementi che sono figli di uno schieramento poco equilibrato in campo. Non è un caso che a Madrid non si sia presi gol su azione, che Vinicius e Mbappé abbiano avuto difficoltà ad andare negli spazi così come Bellingham non ha mai trovato la posizione giusta. Perché con il 4-3-3 tutti gli elementi della rosa si sentono più a loro agio e questa squadra, seppur incompleta a livello qualitativo e numerico in tanti tasselli delle seconde linee, è costruita per quel modulo lì. E a gennaio servirà intervenire sul mercato per prendere un centrocampista e un terzino sinistro vero, visto che il "vice Theo" Alex Jimenez non è minimamente pronto per quel ruolo.
Infine un plauso a Francesco Camarda. La sua partita a Cagliari è stata positiva, sufficiente nel suo complesso e ha fatto molto ben sperare. Attorno a lui c’era lo stesso hype che si respirava il 25 ottobre 2015 a San Siro per Milan-Sassuolo quando tra i pali, al posto di Diego Lopez, giocò Gigio Donnarumma. Dopo il gol preso sul suo palo (il Milan poi vinse 2-1), in tantissimi invocarono il ritorno tra i pali di Diego Lopez, salvo poi ricredersi in poche settimane sul reale valore di Donnarumma. Ecco, lo stesso discorso vale per Camarda. Non ci si lasci abbagliare dal gol di Abraham, che lo stesso Camarda avrebbe fatto ad occhi chiusi, perché Francesco ha dato dimostrazione di sapere cosa fare in campo. E adesso che venga stabilizzato in prima squadra, senza fargli fare su e giù con Milan Futuro o la Primavera. Non serve. Anche perché Abraham non è “tuo” e Jovic è come se non ci fosse.