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Guardate bene...Thiago Silva c'e'. Non si può trattare Pirlo come Adelio Moro. Cassano, il Paolo Rossi di Prandelli. Il Milan e il mistero El Shaarawy...

di Mauro Suma

Non so quali risvolti abbia la vicenda Thiago Silva e non so nemmeno se c’è una vicenda Thiago Silva ancora in corso. Giuro che non lo so. Ma non è questo il punto. Dopo il Lodo Mondadori, dopo 136 milioni di euro persi (gli investimenti nel calcio non esistono) nei bilanci anni solari 2010 e 2011 del Milan, dopo le perdite in Borsa di tutte le aziende italiane da gennaio a giugno di quest’anno, scegliere di dire no ad una offerta di 46 milioni di euro per Thiago Silva significa fare un atto di eroismo o una follia. Cito le definizioni più autorevoli e gettonate. Certamente un fuoriclasse come Samuel Eto’o è stato imbarcato, un anno, fa, per meno della metà. E questo è accaduto per una sacrosanta e legittima decisione di carattere economico. Ecco, l’economia. Se questa presunta vicenda è una questione di soldi, se non si riesce a fare a meno di avvertire il ronzio della mega-offerta quelle poche volte che si sente ancora, allora deve essere così per tutti. Se è soldi deve esserlo per tutti, per Silvio Berlusconi, per Thiago Silva e per il suo procuratore. Se invece è cuore e storia, due cose che non si trovano sulle bancarelle, allora deve esserlo per tutti. Con il presidente Berlusconi che rinuncia ai 46 e il simbolo del suo Milan, è per questo che si sono mobilitati i tifosi milanisti non per i tackle scivolati, che rinuncia a sua volta a qualcosa. In ogni caso, tranquilli, niente psicosi. Andate sulla homepage del Sito ufficiale del Milan: acmilan.com. A sinistra trovate il banner dell’e-store con le sagome di Boateng, Ibra e Thiago Silva. Di fianco trovate la foto-logo della Campagna abbonamenti con le sagome di Boateng, Nocerino, Ibra, Ambrosini e Thiago Silva. Nessuno è sparito e nessuno è stato rimosso. Al Workshop del Milan al Tanka Village di Villasimius, con tutti gli sponsor e il commerciale del Milan riuniti, non è arrivato alcun tipo di direttiva in questo senso. Se fa caldo e si fanno sentire le smanie dell’afa, basta bere tanta acqua e mangiare frutta e verdura. Lo dicono anche nei tg. Ascoltate questo amorevole consiglio.

Andrea Pirlo è un giocatore meraviglioso. Ci sono decine di cassette beta dell’archivio di 13 anni di Milan Channel che riportano questa frase del sottoscritto. L’ho pronunciata tantissime volte, il giorno dopo una grande partita di Andrea nel Milan e dopo l’immancabile 6.5 del giorno dopo sui giornali. L’ho pronunciata innumerevoli volte, soprattutto dal 2008 al 2011, per difendere lo stesso Andrea dagli attacchi degli abbonati al Canale in particolare e dei tifosi rossoneri in generale. Andrea Pirlo è uno dei pochissimi campioni storici del Milan cui lo stesso Milan Channel ha dedicato un Profilo. Durata-record: 90 minuti, interviste, immagini e testimonianze esclusive e storiche, compresa quella del suo papà. La premessa, doverosamente lunga, è necessaria per chiarire che Pirlo lo abbiamo vissuto e capito da tempo e che non abbiamo alcuna intenzione di fare i rosiconi o i blasfemi. Ma, ed è questo il sassolino, è scandaloso che Andrea Pirlo venga scoperto a 33 anni. Se davvero il Paese dei quotidiani sportivi e delle mille forme di comunicazione si perde 13 anni di Pirlo e si ravvede solo oggi, è una tristezza senza fine. Andrea Pirlo sta giocando l’Europeo del 2012 sugli stessi livelli, né più né meno e sfido chiunque a smentirmi, del Mondiale del 2006. Ma sei anni fa proporre il Pallone d’Oro per Pirlo era impensabile, oggi c’è la corsa a chi lo fa nella maniera più melodiosa possibile. Lo abbiamo chiesto su Milan Channel il giorno di Varsavia, il giorno di Germania-Italia, ad Alberto Gilardino, campione del mondo del 2006 e la sua risposta è stata eloquente: “Andrea è sempre stato grande e il Mondiale del 2006 lo aveva fatto alla grandissima”. Ma una striscia della sua maglia era rossa accanto a quella nera, non bianca, per cui il suo assist no look a Fabio Grosso non risaltava nella maniera giusta. E’ un peccato che Andrea Pirlo vada incontro allo stesso destino di Adelio Moro, con tutto il rispetto per l’ottimo giocatore di Mozzanica. Il buon Adelio era il talento giovane dell’Inter dei primi anni Settanta, tutti puntavano su di lui. In nerazzurro non andò bene e dopo qualche anno finì all’Ascoli. Nelle Marche rifiorì e tutta l’Italia lo riscoprì. Nell’estate del 1981 ci fu un lungo duello di mercato fra Juventus e Milan e alla fine la spuntarono i rossoneri. Moro venne scoperto a 31 anni, Andrea Pirlo a 33. Insomma, meglio tardi che mai…

Quante nenie ho dovuto sentire su Antonio Cassano stanco, su Cassano che deve giocare Giovinco, su Cassano che deve giocare Diamanti, su Cassano che non corre e che non ce la fa. Peccati umanissimi e comprensibilissimi di gelosia. Ma Cesare Prandelli ha fatto su Antonio lo stesso atto di fede che Enzo Bearzot fece su Paolo Rossi nel lontano 1982 in Spagna. Ha capito certi mal di pancia, non di Cassano sia chiaro, li ha configurati, ha pensato alla sua Nazionale e lo ha sempre messo dall’inizio. Fino alle 21.05 di giovedì 28 giugno 2012 quando Cassano sbuca palla al piede dal muro dei due gendarmi tedeschi, con la stessa irresistibilità di Kakà all’Old Trafford nell’Aprile 2007 in Champions League contro il Manchester United, e regala a Mario Balotelli la palla più bella e più azzurra del mondo.

Misteri del mercato. L’Inter riscatta Guarin e fa un grande colpo di mercato, mentre il Milan fa solo parametri zero. La Juventus ricompra, pagandolo salato, un suo ex scarto, Giovinco, e fa la trattativa della vita mentre il Milan fa solo parametri zero. Il Milan riscatta la seconda metà di Stephan El Shaarawy talentissimo del calcio italiano con vista su Brasile 2014, facendo il sacrificio di inserire soldi e la seconda metà di Merkel (sacrificio durissimo da fare) nell’ambito di una operazione complessiva fra la prima e la seconda metà di 20 milioni di euro, e sembra che non abbia fatto nulla. Nessuno lo sottolinea, nessuno lo coglie, nessuno ne parla. Anche El Shaarawy dovrà attendere i 33 anni, magari con un’altra striscia accanto a quella nera, per essere apprezzato, scoperto e consacrato? Speriamo di no!


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