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Gerry e il calcio italiano. Un Milan all'improvviso. Quando Gigio tornerà.

di Mauro Suma

E' un derby che arriva troppo presto. E' un derby con entrambe le squadre a punteggio pieno. E' un derby con l'Inter favorita. E' un derby che arriva dopo quattro vittorie dell'Inter. Sono tutte cose che sapete, che tutti hanno già detto, ridetto e stradetto in questa lunga sosta. Doveva arrivare l'intervista a Gerry Cardinale a Sette per arrivare invece a qualcosa di non ancora letto e sentito. E cioè che si tratta del derby fra una delle società più italiane di tutte e quella probabilmente meno italiana di tutte. Sia ben chiaro, il Milan è orgoglioso di essere italiano e di essere milanese. Ma per italiano non si intende la nazionalità o l'identità o l'orgoglio di appartenenza. Si intende, in generale senza riferimenti specifici a nessuno, l'impasto politico, si intendono le camarille, si intende la penuria dei ricavi, la scarsezza delle strategie per andare a migliorare ricavi e profitti. Il miglior augurio che possa farsi oggi il calcio italiano per il futuro è di esserlo il meno possibile. La Premier League è la Premier League, non è il campionato inglese, non è il calcio inglese. Milano e il suo derby si salvano, sono un fatto globale, escono dalla media, dal tran tran, ma non sono ancora locomotiva, non sono ancora trainanti. Ci hanno provato in tanti, negli ultimi anni, da Torino e da Milano, a battersi per la crescita dell'intero movimento, del sistema di casa nostra. Per finire imbottigliati dell'anima "gnucca" di questo Paese. Ci vorrà tutta la determinazione e tutta la capacità di prendersi la scena, con tantissimo coraggio e senza nessunissima paura come già dimostrato, da parte di Gerry Cardinale per invertire i poli. Buona fortuna.

E in bocca al lupo Stefano. E' bastata l'espulsione di Tomori per cambiare radicalmente il giudizio sul mercato del Milan e sulla struttura della sua squadra. Improvvisamente, il vento del derby in arrivo ha trasformato il mercato rossonero, da programmato e innovativo, a lacunoso e con caselle vuote. Giorno dopo giorno, l'avvicinamento al derby è stato tutto sotto le impalcature per i tifosi rossoneri. Cadevano tegole da tutte le parti. Panico Giroud, panico Theo Hernandez, panico Maignan, oddio Kalulu eccetera eccetera. Più si avvicinava la partita, è più è sembrato che si dovessero affrontare una squadra a 9 punti e una a quota 0. Dopo tre vittorie consecutive, il Milan è diventato, da un momento all'altro, vecchio, in affanno e spuntato. Nessun milanista in gol con le nazionali, nessuna chance di potersela giocare contro un avversario più potente e più forte. Non è un piagnisteo, solo cronaca. Alla quale Stefano Pioli ha risposto dal suo pianeta, un altro pianeta rispetto alla narrazione: non abbiamo pausa di nessuno, non ci interessano i derby dell'anno scorso, vogliamo vincere questo. E' la terza trasferta in quattro partite, è un derby che arriva presto, ma la testa dell'allenatore e della squadra sono sgombre. Si gioca dove e quando ci dicono di giocare. Il come spetta a noi ed è qui che Pioli fissa il punto: il campo, solo il campo, come sempre il campo. 

Strana sosta e strano Paese. Okafor, Chukwueze, Musah, piacevano tanto e a tutti in estate, a men che non servissero solo per fare titoli, fatto sta che sono già stati in qualche modo ridimensionati. Forza ragazzi, crescete per quel che sapete fare e prendetevi il vostro spazio. Del resto è fatto così il calcio parlato, e fischiato, italiano. Trita chiunque e fischia la qualunque. Ma se a fischiare sono i politicamente corretti, va bene, prego, fate pure mancherebbe. Se lo fanno i tifosi del Milan reduci da una presidenza storica come quella di Berlusconi comunque lo ricordo terminata più di 6 anni fa nell'aprile 2017, allora è indegno, è caduta di stile, è stalking. Voglio bene a Gigio e credo di aver compreso cosa ha vissuto. Non lo avrei mai fischiato e non andava fischiato. Ma la pretesta di guidare, e quindi di giudicare, un sentimento sportivo, che fa parte del profondo vissuto di tantissime persone, non ce l'ho e non ce l'ho mai avuta. Credo che i tifosi rossoneri avrebbero dovuto risparmiarli quei fischi, per la Nazionale e per il ragazzo, Ma forse anche perchè Gigio tornerà a giocare in Italia, a questo punto da avversario di club in campionato, e lì potranno sbizzarrirsi. Tornerà in Italia perchè andare a Parigi è stata una scelta sbagliata e avventata e lui non vede l'ora di tornare nella sua Italia. Ma questo era quello che gli diceva due anni e mezzo fa chi gli voleva bene, non quelli che due anni e mezzo fa se ne sono serviti per ridere in faccia al Milan dei "dieci punti in meno". Per cui, please, niente predicozzi da parte di chi fa a proprio uso e consumo figli, da coccolare come Gigio e figliastri, come il grande bugiardo, l'inattendibile, il traditore, il colpevole di ogni nefandezza. E quello certamente sì che va fischiato. Scherzi, è un dovere civico. Alla prossima.


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