Fonseca si occupi della stanchezza mentale di Theo Hernandez. Ok il 4-3-3, ma è fondamentale restare connessi per 4 mesi E FARE MERCATO A GENNAIO
Primo capitolo: Theo Hernandez. Mi sembra l’argomento di maggiore attualità. Se non ci fosse stato l’intervento didascalico di Didier Deshamps, ct della Francia, non avremmo avuto la conferma dei forti sospetti nutriti. Si tratta di una stanchezza fisica e psicologica, ha detto il tecnico francese. Quella fisica sappiamo come si può curare, con qualche turno di riposo ma qui interviene il primo problema di Milanello. E cioè la mancanza di un sostituto capace di offrire garanzie. Terracciano ha fatto qualche progresso di recente, non dimentico che nel Milan futuro c’è quel talento spagnolo, Jimenez, già definito il vice Theo da Ibra e che invece è rimasto a disposizione esclusiva di Bonera. Eppure quella più preoccupante è la stanchezza psicologica. Per fortuna di Theo non si tratta di questioni private: ha di recente festeggiato l’arrivo della secondo genita e quindi gli affetti vanno a gonfie vele. Per quel che riguarda il contratto sappiamo ufficialmente (parole del suo procuratore intervistato da Stefano Donati a Telelombardia) due cose: 1) sta bene al Milan; 2) vuole rimanere al Milan. Allora l’unico aspetto non ancora sondato è il rapporto con Fonseca. E qui deve indagare l’allenatore per capire cosa non va.
Mercato di gennaio- Per molti, le parole di Ibra sul prossimo mercato, hanno avuto un suono sinistro. Sarebbe stato folle il contrario e cioè avvertire pubblicamente che il Milan andrà sul mercato. A fari spenti le esigenze sono evidenti: 1) può partire Jovic se davvero la richiesta del Toro si farà concreta; 2) serve un altro centrocampista e non sarebbe male far rientrare Adli qualora non riuscisse qualche altra trattativa; 3) ci sono alcune società (Genoa e Verona) con i conti disastrati che hanno bisogno di ossigeno, chissà che non sia l’occasione per prendere al volo qualche calciatore a prezzo moderato.
Come deve giocare- In questi giorni si discute molto sul sistema di gioco da correggere per il prossimo periodo di sfide fondamentali (le due di Champions contro Bratislava e Stella Rossa più quelle di campionato, Juve e Atalanta in particolare; ndr). Vado contro corrente e sostengo che la maggiore attenzione dev’essere riposta nella preparazione psicologica delle partite. Perché se nel giro di 4 giorni passi dai fuochi d’artificio di Madrid alle luminarie spente di Cagliari, beh allora la questione non è più tecnica ma semplicemente di testa. E cioè la capacità di staff e management del club di tenere sotto pressione tutto il gruppo squadra. Da sabato fino a marzo -quando si fermerà il campionato per il ritorno dell’attività delle nazionali- ci saranno partite ogni tre giorni. Se non hai cambi a disposizione, se non hai una squadra connessa sempre, la fine inevitabile è quella di una stagione dai contorni tecnici e finanziari pesantissimi. Di qui il richiamo anche al mercato di gennaio: spendere oggi per non versare lacrime domani.