Dopo Madrid risalgono sul carro i tupamaros Leao: chissà se finirà la guerra intestina. Fonseca: la marcatura a uomo non sia un alibi
Viene da sorridere pensando a come l’esito, esaltante, di una notte Champions del Milan, sia stato capace di far risalire, in grande fretta, molti tifosi e qualche tupamaros sul carro rossonero recuperando giudizi dolcissimi e liquidando feroci stroncature precedenti. Ma è il calcio bellezza, verrebbe da chiosare. Con una postilla che riguarda anche qualche faccia da funerale registrata nella notte dinanzi a quel capolavoro spuntato dal deserto di Monza. Onore al merito, in questo caso, a un opinionista di Telelombardia, Gianni Sandrè, allenatore in passato, che ha previsto il successo del Milan sul presupposto delle precedenti prove di inaffidabilità difensiva offerte dal Real Madrid. La verità è che il Milan di Fonseca ha stupito la stragrande maggioranza dei critici, compreso il sottoscritto,per una serie di motivi che provo qui a sintetizzare. Innanzitutto perché ha modificato l’impianto difensivo passando a 5 con il contributo di Musah sistemato dalla parte di Vinicius per rendergli la vita più complicata. Non solo. Ma l’applicazione dell’americano nella fase di opposizione a centrocampo è stata la premessa virtuosa all’azione del secondo gol di Morata. Altro motivo: aver risparmiato a Monza Leao, Musah e Tomori per schierarli a Madrid con un rendimento collettivo di grande spessore atletico e tecnico.
Poi veniamo a Leao. Fonseca l’ha dichiarato in modo esplicito: “Quella di Monza non è stata una esclusione punitiva ma strategica!”. Possiamo credergli oppure no. Di certo l’effetto è stato vistoso anche nel contributo offerto da Rafa alla causa difensiva e nel procurarsi spazi e zolle lasciate libere daMorata. L’unica speranza coltivata da tutto il Milan è che le scelte sul talento portoghese non diventino materia di nuove polemiche e feroci divisioni tra i media perché questo è stato l’elemento che ha trasformato Milanello in una sorta di Bagdad calcistica. A causa degli strafalcioni commessi prima a Parma, poi a Firenze e in parte col Napoli (al netto delle assenze che pure hanno inciso sul risultato), anche il valore tecnico della rosa allestita a inizio stagione è stato avvilito e frantumato per la nota abitudine del calcio italiano di parametrare la qualità con i risultati del campionato. Reijnders, per esempio: non credo ci sia in circolazione un centrocampista dalla doppia qualità -trascinatore di palla da un campo all’altro eparticolare efficacia sotto porta- come l’olandese non a caso finito nel mirino di qualche altro top club europeo e sul quale Ibra e Moncada devono accelerare la pratica di prolungamento del contratto. Inutile riparlare di Pulisic. Persino Emerson Royal, il più “lapidato” da critica e tifoseria, a Madrid ha commesso un solo errore (quel rigore ingenuo) e comincia a impratichirsi delle modalità difensive italiane.
Tutto quello che di buono è stato fatto a Madrid diventerà cenere se non sarà seguito da una prova convincente a Cagliari. Perché non può valere in assoluto la spiegazione di Fonseca (“noi giochiamo meglio con le squadre europee che concedono spazio, meno bene con le squadre italiane che marcano a uomo”).
Eh no, caro Fonseca: anche con marcature asfissianti a uomo si possono e si devono trovare le contro misure. Altrimenti la differente cifra tecnica non sarebbe una qualità e diventerebbeanzi un handicap.