Derby: adesso però basta. Un calendario delirante. La Procura Federale ha poco di cui occuparsi. I calciatori imparino da Bagnaia... Rigori a favore e narrazioni postume. In bocca al lupo Luciano
Il count-down verso il derby è iniziato. La parola d'ordine in casa Milan è: "Adesso basta". Il ruolino degli ultimi 4 confronti tra coppe e campionato è desolante: 4 sconfitte, 0 gol segnati. E' ora di tirare una bella riga su questo recente bilancio e ripartire. L'Inter delle prime giornate è stata sorprendente quanto i rossoneri: molti cambi rispetto all'ultima stagione, eppure una fisionomia già ben delineata e un'autostima (unita alla rabbia, in casa nerazzurra, per come è stata persa la finale di Champions) che fanno girare il motore a mille. L'altra grande sorpresa è statistica: davvero non sapevo che questa sarà la prima volta in cui le milanesi si presenteranno al confronto diretto da sole prime in classifica, dal 1962 quando però appaiata con loro c'era anche la Fiorentina. Un mattone storico di cui Pioli e Inzaghi possono già essere fieri.
La maggiore fisicità dell'Inter nelle ultime sfide è stata compensata dal Milan. Dal punto di vista tecnico e dei cambi l'equilibrio è sostanziale. Servirà la voglia di cancellare un 2023 negativo come non mai nella stracittadina. Le soluzioni tattiche di Pioli sono più varie rispetto a quelle di Inzaghi. Un vantaggio riguardo l'imprevedibilità dell'azione, uno svantaggio nell'automazione dei movimenti, ma tra Bologna, Torino e Roma sembra che lo spartito sia stato assorbito, se non addirittura memorizzato.
Semmai, possiamo parlare della compilazione del calendario. Proporre Inter-Milan dopo la prima sosta, con le rose depauperate dai molti nazionali, a ridosso del debutto in Champions è una follia. Mi spiace dirlo, ma anche il proseguo è piuttosto singolare: resi pubblici anticipi e posticipi delle prossime giornate, gli intervalli tra una partita di campionato e una di Champions risultano davvero penalizzanti per i rossoneri, rispetto a quelli dei rivali. Ancelotti però fu il primo a minimizzare la questione, dopo le lamentele di Mancini (all'epoca sulla panchina interista) alla vigilia di una sfida Champions in cui il Milan - se non sbaglio - giocò in casa alle 18 e l'Inter in trasferta alle 20.45: "Li aspetteremo al casello", liquidò Carletto la questione con una battuta.
Quando vuole, ne ha di buon tempo la Procura Federale per occuparsi del nulla. Il video sul pullman della squadra rossonera dopo la vittoria di Roma, in cui i giocatori cantavano (in una lingua generalmente incomprensibile) "chi non salta è juventino", è un pretesto davvero risibile per giustificare un'indagine e una multa: possono bastare e avanzare il buonsenso di Leao e dei suoi compagni, oltre a un invito della società ai tesserati, per evitare future repliche. Né serve comparare questo episodio ad altri accaduti negli ultimi mesi e passati assolutamente e giustamente nell'indifferenza di tutti. Danno più fastidio le sceneggiate dei calciatori ad ogni minimo contatto sul campo, se comparate a quanto accaduto a Pecco Bagnaia durante l'ultima MotoGp...
Con ironia si è parlato dei 3 rigori avuti dal Milan tra Torino e Roma. Avevo già detto che contro i granata il primo era discutibile e il secondo no, ma l'imbarazzo con cui alcuni "esperti" hanno cercato di minimizzare quello dell'Olimpico oscilla tra l'incompetenza e la malafede. Non è mai un grande esercizio soffermarsi su queste decisioni, che all'estero si contano (in una stagione) sulla punta delle dita e da noi sono invece pretesti di polemiche e discussioni a bizzeffe ad ogni turno di campionato. Siamo stati il primo Paese al mondo ad adottare il VAR in serie A, siamo l'ultimo a normalizzarne consultazioni ed utilizzo. Il motivo? Semplice: siamo gli unici a voler preservare la discrezionalità arbitrale.
A proposito di narrazioni postume, trovo singolare quella di Saelemakers ("Me ne sono andato perché...") anche se comprensibile da un punto di vista umano. La verità è che Alexis, nei 3 anni al Milan, non è cresciuto. Eravamo tutti entusiasti della sua scoperta, nei primi mesi in rossonero, ma la mancanza di progressi è diventata un'involuzione che gli ha fatto perdere il posto nelle ultime giornate della stagione tricolore e lo ha relegato di fatto a riserva di Messias nell'ultima. Se non altro, DeKetelaere a Bergamo si è assunto le colpe del fallimento pur sfiorando il tema del suo utilizzo, in termini di minutaggio e ruolo. Lo dico da giornalista: a volte è meglio avere un dialogo schietto con il proprio allenatore (e con sé stessi) piuttosto che con chi fa il mio mestiere.
In bocca al lupo, di cuore, a Luciano Spalletti per la sua nuova avventura: forza azzurri, tornate a farci esultare. E magari sognare.