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Con le buone o con le cattive. Bisogna saper prestare. Leao, l'orgoglio del Milan

di Mauro Suma

La squadra non può fare la stagione prendendo due, tre gol a partita di media. E' una cosa che va drasticamente abbattuta, con le buone (principi di gioco, tattica, scelte di formazione e meccanismi) o con le cattive (mercato). La prossima sarà dunque una settimana molto importante da questo punto di vista. La settimana dopo Parma, l'ultima settimana di mercato. Ci penseremo e ci lavoreremo. Nel frattempo, la formazione della vigilia dà sensazioni già diverse rispetto ad una settimana fa, le sensazioni di una squadra messa a posto nelle scelte iniziali, di una squadra costruita da un club che spende ad ogni mercato regolarmente più di tutti e che viene raccontato, sbagliando nella migliore delle ipotesi, per malafede organizzata nel peggiore dei sospetti, come un cub che guarda soprattutto ai conti. Non è così e non sarà così, nemmeno al tirare le somme di questo mercato.

Ci sono critiche sui prestiti di Kalulu e Pobega. Sono le critiche dei tifosi, in questo caso in buona fede. Critiche sulle formule, più che sulla sostanza. Critiche per le quali il club come sempre si mette in discussione, perchè bisogna sapere non solo comprare o cedere, ma bisogna anche saper prestare, cosa che anche i più bravi e i più osannati non sempre riescono a fare. Gli ultimi  prestiti fatti da quelli del Milan, che non sono certo i più osannati, non sono andati maluccio a quanto pare: Gabbia è tornato migliorato da Villarreal, Saelemaekers è ritornato migliorato da Bologna, De Ketelaere è stato rilanciato e riscattato dall'unica piazza che era in grado di farlo, contrariamente a quanto accaduto in altri casi ai più osannati. Vedremo fra un anno cosa avrà detto il campo e cosa dirà il bilancio. Vedremo se il Bologna rimedierà con Tommy a quanto accaduto con Alexis e se la Juventus manterrà gli impegni presi nei confronti di Pierre. Due ragazzi seri e due ottimi professionisti, ma oggi due giocatori non titolari reduci da una stagione in cui hanno giocato pochissimo per seri infortuni. Era difficile sia fare la lista sia pretendere la luna. Vedremo.

Se sei, sette anni fa le truppe cammellate mediatiche fossero calate a Milanello da Barcellona, ci saremmo sentiti tutti sotto schiaffo. Il grande e opulento Barcellona, il Milan nobile ma appesantito da debiti e bilanci negativi. E invece la corazzata chiringuita, molto simile a quella cosa pazzesca che era secondo qualcuno la mitologica potemkin, è stata circondata da risolini e da una curiosità di maniera, quasi da indifferenza. La mossa disperata di una piazza affamata. Nella quale abbiamo visto riflesso l'orgoglio di un club che non ha bisogno di cedere e lo stile di una società che serve di barba e capelli l'invasore mediatico. Leao al cento per cento, Leao senza tentennamenti. Leao senza discussioni, detto occhi negli occhi. Senza fare spallucce, senza fare finta di niente, non se se ne parla nemmeno. Chiaro? Dall'estero si umiliano per sognarlo, il nostro Rafa. Da noi invece si tende a fare gli schizzinosi. Voglio chiudere queste righe, con un pensiero rivolto a Davide, il ragazzo che è con noi da quando aveva 9 anni. Davide, sei sempre tu. Sei sempre stato tu il protagonista del tuo destino, sempre in trincea, sempre in prima fila, proprio là dove certi sfoghi di pancia colpiscono prima che altrove. Ma la pelle è tosta, dura e io non vedo l'ora di tornare a vedere fiammeggiare il tuo sguardo. In campo, sulla tua fascia e con la tua maglia, come spesso è accaduto da quando Sinisa, nove anni fa, ha creduto in te. Si può fare, certo che si può fare. Forza.


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