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Con l'eterno primo Tassotti, lottando contro l'epidemia

di Carlo Pellegatti

Rossonero. 32 anni a sudare, a divertirsi, a soffrire sui campi di Milanello, calpestando la ghiaia dei vialetti che portano negli spogliatoi, proteggendosi sotto l'ombra degli alberi piantati nel lontano '63 dal Presidente Rizzoli. "Djalma", il brasiliano di San Basilio, è arrivato nel Milan di serie B. 10 anni dopo ha alzato la Coppa del Mondo, insieme a Franco Baresi. Nel 1994 è lui a offrire agli dei dell'Olimpo la Coppa dei Campioni, appena conquistata sotto il Partenone. Grande giocatore, professionista esemplare, in questi momenti dove non è facile avere un punto di riferimento, un faro da seguire, è certamente importante per i giocatori più giovani parlare, sfogarsi con questo eterno ...primo. Lo offenderemmo se chiamassimo "secondo" un Campione in campo ed in panchina come Mauro. Nella conferenza stampa, alla vigilia del match contro il Cagliari, ha parlato con frasi nette, carismatiche, taglienti, che non lasciano dubbi sulla virata, che sta effettuando la barca rossonera, necessaria per lasciare presto le acque perigliose e agitate di una classifica amara e angosciosa. Gli ultimi allenamenti sono stati indicativi di questo cambiamento, voluto fortemente dai ragazzi, consci che ormai devono camminare da soli, senza l'aiuto dei grandi campioni, appena partiti. Fabio Capello usa dire: "Chi guarda il passato, non ha futuro!". Se questa squadra vuole entrare nelle pagine più gloriose del Milan, o magari,anche solo lasciare un ricordo significativo, deve giocare con più coraggio, con più rabbia, con più grinta. Se chiuderà la sua epoca, appena cominciata, anche senza ottenere grandi trionfi, difficili oggi da prevedere anche per qualche carenza strutturale, il giovane nuovo gruppo potrebbe entrare ugualmente nel cuore dei veri tifosi, che si sono presto affezionati al lontano Milan di Verza, di Hateley, di Wilkins, anche se non ha riempito la bacheca di Via Turati, ma che ha lottato e onorato la maglia, sempre. Ecco dove sta la sfida, oggi. Lo stadio è sempre mezzo vuoto, la fiducia nei mezzi dei Ragazzi di Allegri è rasoterra, lo scetticismo dilaga come i batteri nel film "Virus Letale". I giocatori possiedono però l'antidoto per battere questa epidemia contagiosa, che si chiama "Mancanza di entusiasmo". Devono battersi senza respiro, devono regalare emozioni, magari senza usare il bulino di Canova, ma lo scalpello di Michelangelo. I due grandi artisti hanno raggiunto la fama, usando dunque differenti arnesi, ma le loro opere sono nei più grandi musei del mondo. Tassotti dunque ha indicato la strada, per vincere la grande sfida. Tutto deve cominciare contro il Cagliari, non solo per portare a casa i primi tre punti sulla nuova dispettosa erba di San Siro, ma per lanciare il primo acuto del nuovo Milan di Silvio Berlusconi. Un urlo forse non elegantemente intonato, forse non degno dei giochi vocali di Al Jarreau, come quelli che ci hanno incantato nel recente passato,ma magari maestoso come un potente ruggito. Il ruggito certo non riempie i teatri, non conquista la hit parade né vince i dischi di platino , ma spaventa, atterrisce, terrorizza. Se poi sono 11 leoni a ruggire, scappano i pavidi, ma nel tempio laico accorrono numerosi i tifosi per applaudire, per passare momenti di orgogliosa emozione. Quando San Siro vedrà tutti i suoi posti occupati, quando San Siro tornerà a ribollire per il tifo degli ottantamila, ebbene allora il nuovo giovane Milan avrà conquistato la sua prima grande vittoria!


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