Come una tartare. Per entrare nella storia. Chi sarà la nostra Cetirizina? La lezione di Sun Tzu
Il Milan non vive di ricordi, ma è un Club che crea ricordi. Lasciatemi comunque tornare a trenta anni fa quando, proprio il 17 aprile 1994, “gli Invincibili” di Fabio Capello conquistarono aritmeticamente lo Scudetto numero quattordici. Un cammino trionfale in una stagione che vide la Juventus finire a tre punti, la Sampdoria a sei e l’Inter a diciannove; con Sebastiano Rossi che supera l’antico primato di imbattibilità di Dino Zoff. L’attacco segna solo trentasei reti ma la difesa ne subisce solo quindici. Torniamo subito sul presente, con una premessa e un consiglio. Se qualcuno si aspetta righe su righe sull’argomento derby, con tutte le facezie legate all’argomento, può anche chiudere la pagina e tornare a leggere “Un Animale Selvaggio", l ‘ultimo thriller di Joel Dicker, che le recensioni annunciano avvincente. Già concentrarsi sulla partita dell’Olimpico appare un'impresa, perché l’argomento principe di queste ore è un altro, legato alla permanenza di Stefano Pioli in base al risultato contro la Roma. Una questione che somiglia a una tartare senza condimento, rita e ritrita, da settimane, da mesi. Con la certezza che, passate due ore dall’addio di Pioli, fra un mese o fra un anno, l’out sarà subito dedicato alla proprietà, a un dirigente, a un giocatore, al prossimo allenatore. Gli outisti non possono rimanere senza un obiettivo, altrimenti che gusto ci sarebbe. Non sono focalizzato sul futuro dell’allenatore perché prima di Pioli si sono seduti sulla panchina rossonera, dal 1899 a oggi, sessanta allenatori e altrettanti guideranno la squadra nei prossimi centoventicinque anni. Mi auguro invece che il tecnico di Parma regali ai tifosi l’impresa di passare il turno, scrivendo un’altra bella pagina della sua avventura rossonera. I
Il Milan di Cardinale, sulla scrivania, e di Pioli, in panchina, sta vivendo le ore di vigilia di una partita che lo può consegnare alla storia, perché solo due volte il Club milanista è riuscito a conquistare la semifinale di Coppa Uefa, sorella di questa Europa League. La prima volta nella stagione 1971-1972, battendo nei quarti il Lierse, e trenta anni più tardi eliminando l’Hapoel di Tel Aviv. Nella storia si può entrare solo alzando un trofeo, ancora più lucente se figlio di qualche missione… impossibile. Come il Milan di Rocco che vince a Glasgow. Come il Milan di Sacchi che batte 5-0 il Real Madrid o quello di Capello ad Atene, senza Baresi e Costacurta; per non dimenticare il 2-0 dei Meravigliosi di Ancelotti all’Allianz Arena. Che cosa sia successo a San Siro nella partita di andata è difficile da capire perché mi sembrava un Milan forte di testa e di gamba. Mostrando invece un improvviso torpore, che non presenta una giustificazione logica, come una improvvisa allergia da polline. Chi sarà l’antistaminico per evitare sternuti a Roma? La nostra Cetirizina deve essere il gioco, quella che Arrigo Sacchi chiamava l'orchestra, che ci ha aiutato nei momenti più significativi di questi anni pioliani. Mi aspetto sempre però l’assolo di Leao, alla Miles Davis, o i delicati tocchi sul vibrafono della loro classe di Pulisic o Reijnders. Cado però sempre nello stesso errore, perché penso sempre all’attacco o agli attaccanti, dimenticando che la base di ogni trionfo sia una difesa salda e impenetrabile, o se preferite la fase difensiva. Quando studierà le mosse in vista del match di giovedì sera, Pioli allora non dovrà mai dimenticare quello che scrisse, tanti secoli fa, il suo collega Sun Tzu, generale e filosofo cinese: “Chi è prudente e aspetta con pazienza un nemico che non lo è, sarà vittorioso”. Non sarà l’ultimo libro di Dicker, ma “L ’arte della guerra”, pur del V sec A.C., è un trattato sempre attualissimo!!!