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Catenaccio e fortuna: è così che si archivia un'impresa come un 2-2 al Camp Nou...

di Luca Serafini

L'aggettivo più carino è stato "imbarazzante". Di strano c'è che persino molti milanisti sono delusi: la lezione impartita dal Barcellona martedì sera al Milan ha fatto sì che il pareggio finale sia stato liquidato con due parole, catenaccio e culo. Noi siamo di parte, perché contrariamente a tutti i nostri colleghi sportivi abbiamo sempre ammesso di essere milanisti. Per fortuna però la natura ci ha dotati di occhi e un minimo di pudore per cercare almeno di analizzare le cose un po' meno sbrigativamente. Dunque, cominciamo a vedere le cose dalla parte del Barcellona: Guardiola, che non sembra essere un pirla, ha detto che al Milan non puoi concedere niente, che bisogna saper concretizzare. Del resto Guardiola è anche lo stesso che ebbe la lucidità e la classe di dedicare a caldo, subito dopo il fischio finale, la Coppa dei Campioni a Paolo Maldini. Tra i giocatori del Barcellona, nessuno ha parlato di culo del Milan o di catenaccio: si sono dati dei polli, nel migliore dei casi. Pensate un po' cosa avrebbero detto Mourinho e Cristiano Ronaldo dopo una beffa così... Immaginiamo, come abbiamo scritto su Facebook in settimana, che i tifosi blaugrana abbiano sommerso la redazione di Barcellona Channel, se esiste. "Ormai ci conoscono", "Il giorno che mettono uno a marcare Xavi, è finita la festa", "Loro 2 azioni e 2 gol, la difesa fa schifo", "Ci vuole un ariete in area", "Che palle quel ti-tic ti-toc per poi tirare in porta 6 volte...", "Due pareggi di fila, il ciclo sta finendo"... In Italia si è fatto di meglio. Non solo, come detto, tutta i milioni di non-milanisti hanno imprecato alla "Mucha suerte"
di Galliani, ma come detto persino molti milanisti erano delusi. Avviliti. Non c'è mai serenità di giudizio, capacità di analisi. Il Milan ha superato la metà campo 4 volte, ha subìto un possesso-palla incredibile, quasi mai è riuscito a fare tre passaggi di fila. Giusto.

Come ha fatto 2 gol e come ne ha potuti subire soltanto 2? Dunque: il Manchester (il Manchester, non il Pizzighettone) in finale di Champions (in finale di Champions, non alla 1a del girone) a maggio non l'ha mai vista. Mai. Il Real Madrid (il Real Madrid, non il Levanto Calcio) nella scorsa stagione 4 partite su 5 non l'ha mai vista. I marziani blaugrana si sono messi a dare manite, schiaffi in faccia a destra e a sinistra. Questa non è "una squadra fortissima": questa è una squadra che passerà alla leggenda, che vince tutto, che ha fatto vincere con la sua ossatura un Europeo e un Mondiale alla Spagna. Questo Barcellona è come il Milan di Sacchi, il Real di Puskas e Gento, l'Ajax di Crujiff: una leggenda, appunto. Cosa si può fare per non uscirne con le ossa rotte? Cercare di non farli entrare in area (se non con un paio di magie di Messi come nell'azione dell'1-1), farli tirare da fuori (2 punizioni che hanno fruttato un gol e un palo, una conclusione di Xavi da 25 metri, una svirgolata di Keita).

Quello che ha fatto il Milan, così come Allegri lo aveva preparato. Aggiungiamo che il Barcellona è in formazione-tipo, il Milan è senza Ibra - che in Europa conterà anche come il due di briscola, ma qualche secondo in più il pallone contro 3-4 avversari lo avrebbe tenuto e difeso meglio di Pato, Seedorf e Cassano - senza Robinho, ha perso in corsa Boateng e Ambrosini. Aggiungiamo che l'età media dei catalani è di 25 anni anni e quella del Milan di 52, quindi sul piano atletico non c'è gara. Il gap è elevato? Sì, lo è: stiamo parlando di chi vince 3 Champions in 5 anni, scudettii, coppe e trofei e di una che ha rivinto lo scudetto dopo 7 anni e che 7 mesi fa è stata eliminata dalla quinta (oggi dodicesima o giù di lì) squadra inglese. Cosa vi aspettavate?

La grandezza del Milan è stata non avvertire in campo la frustrazione che chiunque ha provato guardandola in tv o allo stadio (più di 3000 tifosi rossoneri, complimenti): nessun giocatore milanista è caduto nella tentazione di prenderli a calci, tirargli le maglie, dargli gomitate. E quando non la prendi mai in 85', la tentazione umana e professionale è fortissima. Sul 2-1 molte squadre avrebbero rotto le righe: è la 1a partita del girone, gli altri 2 avversari sono Totò e Peppino, chi ce lo fa fare di stare qui a farci pigliare a pallonate. Il Milan ha tenuto la sua resistenza e alla fine, con quell'ostinato pressing di Nocerino sulla linea di fondo che ha generato il corner della beffa, è stato premiato al di là del culo e del catenaccio. Uno stimatissimo amico e collega della "Gazzetta dello sport" ha detto a Sky Sport 24: "Forse era meglio perderla, per avere più chiara la consapevolezza nei propri limiti". Meraviglioso. Ditelo ad Allegri: la prossima volta istruisca la sua squadra a non star lì a menarsela troppo, meglio calare le braghe, esattamente come hanno fatto i critici, i gufi, gli avversari del Barcellona degli ultimi anni e, purtroppo, qualche milanista.

Il rischio di trovarsi a 5 punti dal Napoli dopo 180' esiste, l'emergenza e lo stato di euforia dell'ambiente campano fanno oggettivamente correre questo rischio. Ci vorranno ancora molto impegno, molta umiltà e un po' di culo come in Spagna. A meno che non ci dicano che senza Ibra, Inzaghi, Robinho, Boateng, Ambrosini, Gattuso sia meglio calare le braghe a prescindere, come sarebbe stato meglio fare in Spagna. Dice Enrique Balbontin, al "Colorado Cafè": "Son tutti froci col culo degli altri". Ha ragione.


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