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Caso Donnarumma: la ricostruzione del dialogo di Milanello. Raiola vuole davvero il meglio per lui? Domenica si decide tutto

di Pietro Mazzara

Tutte le ricostruzioni fornite fino ad oggi da parte dei colleghi che hanno maneggiato la notizia del colloquio tra gli ultras e Gigio Donnarumma sono varie angolature di quanto successo sabato a Milanello. Sono state ore frenetiche, di verifiche e contro verifiche, perché prima di scrivere questo editoriale, c’è voluta un’opera certosina di incastro dei pezzi del puzzle. La delegazione della Curva Sud che si è ritrovata attorno alle 11:30 fuori da Milanello era parecchio nutrita e una volta arrivati fuori da Milanello, hanno chiesto di poter parlare con Gigio. Che all’inizio non voleva, ma poi ha accettato il confronto. Se spinto da qualcuno o meno questo non è dato saperlo, ma gli va dato atto di aver preso il coraggio in mano e di aver accettato il faccia a faccia. Qui è iniziato il dialogo tra le parti, con toni diretti ma mai aggressivi da parte degli ultras. La prima domanda che gli è stata fatta è se avesse firmato per la Juventus e, successivamente, di non giocare domenica sera qualora fosse arrivata una risposta affermativa. Donnarumma ha ribadito che non ha firmato niente con la Juventus, che è lui a voler decidere il suo futuro e che la sua volontà è quella di rimanere al Milan. Confermato il fatto che gli sia stato detto che ha tutto per poter diventare il Totti del Milan e che a Milano non gli manchi nulla per essere il migliore di tutti. Qui gli ultras hanno fatto breccia in quella che è la vera volontà di Gigio, che in città sta bene, al Milan è trattato come un pascià da tutti e dove è diventato anche ricco, molto ricco. Inutile negarselo, gli è stato riconosciuto il suo valore con un corrispettivo da top player. L’offerta da 8 milioni fattagli da Maldini e Massara è un miglioramento ulteriore. Al termine del colloquio, Donnarumma è tornato nella clubhouse rossonera e ha sfogato la sua tensione in un pianto liberatorio. Perché Gigio sta vivendo male questa situazione, della quale è anche lui co-reo. Arrivare a questo punto senza imporre la sua volontà sul modus operandi del proprio agente, come fatto 4 anni fa, è una colpa a lui ascrivibile. Gigio lo conosco personalmente da quando aveva 14 anni, ma a 22 deve avere il coraggio di fare un’azione forte.

Perché Mino Raiola, che è un super agente, sta facendo davvero il suo bene? Sottoponendolo a questo stress, che sa bene che Gigio non sa ancora reggere e gestire, lo ha messo in difficoltà. E come avevamo detto in una recente puntata di MilanNews in Podcast, la sua “fortuna” è stata quella che gli stadi sono chiusi, altrimenti si sarebbe assistito ad un gioco al massacro o all’indifferenza del popolo milanista, che già ha saputo perdonarlo e reintegrarlo una volta (febbraio 2018 dopo Ludogorets-Milan 0-3). Ora Mino passerà, probabilmente, all’attacco dicendo che non si doveva arrivare al confronto con i tifosi, che questi hanno minacciato Donnarumma (cosa falsa) e altre espressioni del repertorio, sulla falsa riga di quanto accaduto nel 2017.

Domenica, probabilmente, si deciderà tutto o quasi tra chi andrà in Champions League tra Juventus e Milan e chi, a quel punto, si prenderà la posizione di forza con Donnarumma. C’è molto in ballo, sotto tutti i punti di vista. Serve sfatare il tabù Juventus Stadium con una grande impresa di squadra per centrare l’obiettivo e, chissà, cambiare nuovamente le carte in tavola per Gigio.  


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