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Caro mondo del calcio... Scusate il ritardo... Sì sì va bene...

di Mauro Suma

Che sia la benvenuta la nuova proprietà, che avrà le sue expertise, le sue caratteristiche. Ma che non di discosterà molto dallo stile cui ci siamo ormai abituati negli ultimi anni: lavoro, prodotto, serietà, risultati, valore, senza mediaticità, fanfare, piroette ed effetti speciali. E senza dimenticare sobrietà, misura, aplomb e politically correct, come conferma puntualmente la sottolineatura di ieri, cortese ma di sostanza, rispetto alla "multa" della Uefa, dopo aver parlato il Milan di "sostenibilità" e "sinergia tra risultati sportivi e finanziari". Ovvero: "Un obiettivo che tutto il mondo del calcio dovrebbe continuare a ricercare". Già, dovrebbe.

Quindi, Leao? Quindi, il ritardo? Sono le due domande che restano sul mio personalissimo tappeto alla fine del mercato. Su Leao non mi riferisco alla battuta serena di Stefano Pioli alla domanda peraltro opportuna e calzante di un giornalista alla vigilia del derby su Rafa e il Chelsea: "Mettete in giro voi le voci e poi ne chiedete conto a me...". In effetti questa cosa di Leao è da Ferragosto che gira e piacerebbe moltissimo anche a me sapere chi l'ha messa davvero in giro. Ma saranno stati poi davvero i giornalisti? Mah. E poi il ritardo. Ritardo, un po' di ritardo, è stato un termine effettivamente usato da Paolo quella sera, ma poi troppo ingigantito. Massì, quello del 1' luglio. Alla fine Paolo Maldini e Ricky Massara (Con la filosofia del club, con Moncada, con Pioli, con tutto lo staff) hanno fatto il doppio giro della pista: tre-quarti rafforzata, mediana con tanta legna in casa e che non deve più prestare forze sue proprie alla linea dei trequartisti, fasce rafforzate dal Theo a stelle e strisce arrivato dall'altra metà del Clasico, e cioè il Barcellona (questa volta non con il gentleman agreement annesso e connesso con il Manchester come era per Dalot ma con il diritto di riscatto vero e proprio). Dall'uscita dal garage di Casa Milan di Paolo del 30 giugno sono accadute le seguenti cose: sono arrivati 7 giocatori, 2 sono stati riscattati e in 2 hanno prolungato il contratto. Senza ricorrere alla cessione di nessun big e opponendo un solido no a molte richieste. Oltre ad alcune uscite che hanno generato risparmi utili per l'operazione De Ketelaere e ad alcuni movimenti importanti per la Primavera, come i giovani Hugo Cuenca, Simic e Stalmach dall'estero, D'Alessio e Rana dal mercato italiano. Così proprio tutto questo ritardo forse non c' era. 

Inzaghi ha detto che l'ultimo derby lo ha vinto l'Inter. Sì sì va bene. E che tutti hanno visto quello che è successo nell'ultimo derby di campionato. Cosa di preciso? Che i derby non si giocano ma si vincono, non è nemmeno un mantra che appartiene alla nostra cultura di gioco...Ma allora nemmeno quello va più bene? Va bene...Pensiamo a domani. Quando c'è un derby così duro contro un avversario così forte, tu sai che puoi vincere, pareggiare o perdere. Non è una banalità. E' una cosa molto importante che sai prima. E che se quindi, nella concatenazione degli episodi della partita, dovesse andar male non deve generare contraccolpi. Ai nostri avversari il derby di febbraio ha fatto male perchè erano certi di vincere. E passare dalla certezza della vittoria alla presa d'atto negativa del risultato finale ha prodotto il corto circuito. Che noi dobbiamo a tutti i costi evitare. Il modo migliore per farlo è vincere la partita. Ma non dovrà mai mancare la lucidità, visto che siamo solo all'inizio, anche in caso di pareggio che ci allontanerebbe dalla vetta o di quell'altro risultato che la luce negli occhi della nostra squadra e la fiumana rossonera già di strada per San Siro rifiutano con passione e con orgoglio.


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