Cardinale ha già raccolto altri 300 milioni. Maldini-Massara sono operativi al 100%. Marotta promotore dello spareggio-scudetto
Gerry Cardinale non è atteso in Italia prima di fine giugno. E la spiegazione è molto semplice. È impegnato, in queste settimane negli Usa, nel lavoro di raccolta degli investimenti in vista del perfezionamento del closing. La struttura dell’operazione è stata la seguente: 600 milioni versati subito, 600 milioni ricevuti come finanziamento dal venditore (pratica molto diffusa per acquisizioni di quelle dimensioni, ndr) Elliott a un tasso del 6% e non del 15% come riferito da alcune fonti. Questo semplicemente sapete cosa vuol dire? Vuol dire che nella peggiore delle ipotesi il Milan tornerebbe a Elliott! E non mi pare che abbiano fatto male fino al 22 maggio. Per RedBird Capital l’effetto mediatico della nuova acquisizione ha avuto un riscontro immediato: altri 300 milioni sono stati già raccolti e i prossimi 100 - secondo la previsione degli specialisti - arriveranno prima della data di settembre stabilita per il passaggio ufficiale delle azioni. Questo significa che rimarranno “scoperti” solo 200 milioni del finanziamento ottenuto da Elliott. Non solo. Ma la grande diversità rispetto ad altre operazioni del passato è un’altra: non è coinvolta nessuna banca d’affari ma soltanto un fondo amico.
Colgo un eccesso di preoccupazione nel segnalare la mancata firma delle tre M (Maldini, Massara, Moncada). I fatti di questi ultimi giorni (contatti ripetuti con esponenti del calcio italiano e straniero, trattative di ogni genere) dimostrano che l’area tecnica del club è operativa al 100% e che sta realizzando il piano che lo stesso Maldini aveva messo a punto a fine stagione. Tale attività certifica: 1) che nel corso del colloquio con Cardinale, Maldini ha ricevuto pieno mandato e relativo budget; 2) che la missione ricevuta da Cardinale è quella di migliorare la cifra tecnica della rosa e di aumentarne anche il numero in vista della particolarità della prossima stagione (partite ogni 3 giorni in vista del mondiale da metà agosto fino a fine ottobre). Il potere di firma, in questi giorni, è comunque a disposizione di Ivan Gazidis ad che risponde al cda del club.
Indovina indovinello: chi ha chiesto, durante il recente consiglio di Lega serie A, di proporre alla federcalcio la modifica regolamentare secondo la quale in caso di arrivo a pari punti per la vittoria del campionato di serie A invece di assegnare il titolo tenendo conto degli scontri diretti, bisognerà passare dallo spareggio? La risposta esatta è Beppe Marotta, ad dell’Inter. Il motivo è presto spiegato: poiché nel recente duello punto a punto con il Milan si è rischiato di arrivare a pari punti, evento che avrebbe comunque consentito a Pioli e c. di festeggiare e infastidito oltre misura Simone Inzaghi, l’Inter ha pensato bene di eliminare questa modalità a dispetto della scaramanzia. Già perché l’unico precedente fissato negli almanacchi risale al 1964 quando Inter e Bologna arrivarono a pari punti e fu appunto necessario lo spareggio di Roma dove Bernardini e i suoi vinsero 2 a 0 grazie anche alla trovata del tecnico bolognese (schierò a sorpresa Capra, un terzino, con il numero 11).