Calabria e Giroud: il coraggio di dire le cose come stanno. A Napoli sono due punti persi. Infortuni: la domanda è sempre la stessa
Suonano come un allarme importante le parole di Olivier Giroud nel post Napoli-Milan, con l’attaccante francese che ha ammesso che la squadra non aveva idea di cosa fare. Non c’è trucco e non c’è inganno, come non c’era nelle parole di Davide Calabria post Paris Saint-Germain. Non a caso lui e Giroud sono tra i pochi a dire quello che pensano, bypassando ogni tipologia di filtro pompieristico. Non c'è rottura tra squadra e allenatore, questo va precisato, anche se le reazioni di Giroud e Leao ai cambi potevano indurre ad altri pensieri. L’aria che gira attorno alla squadra è quella messa in mostra dai giocatori stessi. C’è nervosismo e delusione, c’è la consapevolezza che più di qualcosa non stia funzionando in campo e i risultati dal dopo sosta sono evidenti.
Parliamoci chiari: quelli di Napoli sono due punti buttati nel cestino dell’umido, figli di un primo tempo importante, ma non decisivo. Perché se Reijnders non si fosse sgretolato davanti a 7 metri di porta, forse staremmo a parlare di altro. E non si venga a buttare la croce addosso a Calabria per l’occasione nel finale, sicuramente importante. L’olandese sta vivendo una fase involutiva a livello di prestazioni e solo chi vede le partite con le mozzarelle sugli occhi non se ne accorge. Ma i due punti di Napoli sono buttati anche a causa delle scelte di Pioli, che nel momento in cui il Napoli ha finito le energie, toglie Leao e Giroud, che non l’hanno presa bene per niente, per mettere dentro Okafor - tornato in gruppo in settimana - e Jovic che continua il suo essere un oggetto misterioso a livello di apporto in campo. Lettura sbagliata, perché Leao e Giroud in partite come queste devono uscire solo se alzano la mano.
Anche dal week end di Napoli, il Milan esce con quattro infortuni: il primo di Kjaer, emerso solo nel pomeriggio di domenica. Il secondo è quello di Kalulu (base traumatica), la contrattura di Pulisic e il guaio nel finale di Pellegrino. A Milanello questo tema è un nervo scoperto e sensibile, ma il problema è tornato a persiste e gli stop sono tornati ad una cadenza da far drizzare le antenne, seppur alcuni di essi non si siano verificati a Milanello. La domande è sempre la solita: perché qui c’è questa situazione e altrove no?