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Borriello, ah Borriello. Cara Josefa, ti scrivo. Il silenzio dell'Inter, Napoli e quella pioggia...

di Mauro Suma

Marco Borriello non giocherà nel Milan a partire dal mese di Gennaio, perché il Milan cerca un attaccante in prestito a titolo temporaneo oppure in prestito con diritto di riscatto. E’ vero che, per il tipo di trattativa che c’è stato fra il Club rossonero e la Roma al momento della sua cessione e del suo trasferimento in giallorosso, anche con una valutazione a gennaio 2012 del cartellino di Marco pari a 7 o 8 milioni di euro, lo stesso Milan realizzerebbe una plusvalenza. Ma, nonostante Borriello abbia provato sulla sua pelle cosa significhi lasciare il Milan, la presenza di Franco Baldini ai vertici dirigenziali della Roma e la fermezza della Società campione d’Italia nel considerare solo ipotesi in prestito, non faranno scoccare la scintilla su questo fronte. Ed è un vero peccato, perché Marco Borriello ha un rapporto più fresco e recente con il gol rispetto a Maxi Lopez, avendo segnato con continuità anche nella scorsa stagione, e rispetto ad altri illustri candidati conosce come nessun altro le sfumature e i valori di Milanello. E’ un peccato che Marco stia ancora pagando l’infortunio del 2008-2009, quello strascico del periodo genoano che pagò stando fuori nel Milan praticamente per tutta la stagione. La stessa stagione saltata per intero da Sandro Nesta, per la protrusione discale alla schiena. Con Nesta e Borriello operativi per tutto l’anno, oggi mancherebbe un solo titolo alla conquista della seconda Stella. Per di più se Marco fosse stato anche quell’anno sulla sua media, 15 gol a stagione, avrebbe cementato quel rapporto con la tifoseria che, per motivi spesso insondabili, non è mai decollato, nei suoi confronti come nei confronti di Massimo Oddo. In ogni caso Marco Borriello ha un senso del reparto e un rapporto con la porta e con il gol, anche decisivo e spettacolare, che lo rendono ancora oggi fra i migliori attaccanti italiani.

Josefa Idem, totem indiscutibile dello sport italiano, atleta seria e inossidabile, rivela commentando le anticipazioni della biografia di Zlatan Ibrahimovic quel pregiudizio che i campioni degli altri sport hanno nei confronti dei calciatori. Con tutto quello che guadagnano e con la loro fama…Noi che lavoriamo il triplo di loro…eccetera eccetera. Scrive Josefa: “Mettendo troppa enfasi sulle sue bravate a 325 chilometri all’ora e sulle sue bevute, fa passare un messaggio sbagliato verso i giovani, in un momento in cui c’è piuttosto bisogno di messaggi e modelli positivi e costruttivi”. Ma no, Josefa. Perdoni: un grande campione che racconta con sincerità di aver fatto delle cazzate, è un deterrente positivo, è un modello importante. Io le ho fatte, ne sono uscito, ma oggi non le rifarei. E’ questo che deve arrivare ai giovani. Non so se la grandissima Idem sappia bene dove e come è stato giovane Zlatan: alla periferia di Malmoe, a contatto con giovani tutt’altro che facili, con una famiglia croato-bosniaca salda ma non facile, alle prese con una integrazione non semplice e nno d’ordinaria amministrazione. In contesti del genere gli alti e bassi sul piano dell’umore e quindi del comportamento sono all’ordine del giorno. Una gioventù difficile, tanta fame e qualche cazzata. Ma ha superato tutto, Ibra. In tempi difficili con i quali convivere, il modello è realistico e positivo. O ai ragazzi bisogna raccontare solo le favolette?

Il Tribunale di Napoli scrive la parola fine del romanzo di Calciopoli: nessun commento. Zlatan Ibrahimovic, che, ne siamo certi, farà molto discutere con il suo libro ma non raccoglierà smentite, parla dei clan che ha trovato in nerazzurro al suo arrivo all’Inter: nessun commento. Pianeta Inter, nessuno parla. Tutti zitti, quello che accade fuori non ci riguarda. Tutte le interpretazioni che vengono fatte filtrare a chi le filtra volentieri, sono buoniste. Questioni di eleganza, questioni di opportunità. Sarà…Ma, lasciateci dire, se l’Inter fosse stata ai vertici del Campionato invece di galleggiare fra il 17’ e il 18’ posto, sarebbe stata zitta uguale? In effetti, la sosta dei nerazzurri è invidiabile. Nessuno parla di loro e della loro situazione di classifica, a meno quattro dal Chievo, a meno cinque dal Siena e a meno sei dal Catania. Due settimane di bonaccia, di calma piatta. Nessuno fiata, nessuno muove rilievi. Niente a che vedere con la sosta dal 2 al 15 Ottobre scorsi del Milan che aveva all’epoca gli stessi punti, 8, che hanno adesso i nerazzurri. All’epoca, dopo la Juventus (guarda caso lo stesso avversario affrontato dall’Inter nella sua ultima gara di Campionato…) il Milan era finito, bollito, depresso, vecchio, sbagliato e superato. Forse è per questo motivo che non c’è nessun commento su nessun grande tema. E’ tutto perfetto, nessuno parla di noi…perché dobbiamo essere noi a parlare degli altri che poi magari qualcuno si accorge della nostra classifica? Giusto, niente da dire, perfetto.

Napoli e il suo golfo, sono qualcosa di meraviglioso. Un regalo per l’Italia e da parte dell’Italia a tutto il mondo. E’ così, è tutto vero. Così come è vero che il calcio non è onnipotente e che deve avere la sensibilità di fare dei passi indietro rispetto alle autorità che si occupano della sicurezza di tutti i cittadini, non solo di quelli che vivono e parlano di calcio. Non sono frasi fatte, sono convinzioni e principi di valore e di rispetto. Ma più passano i giorni e più quel rinvio di Napoli-Juventus non convince. Nonostante le difficoltà della notte e del mattino di domenica 6 Novembre, Napoli era una città normale e tranquilla all’ora d’inizio di quella che avrebbe dovuto essere la partita, così come lo era il giorno dopo con le sue scuole aperte e le sue normali attività in corso. Non convince il contesto e non convince la forma. Il dirigente del Napoli Riccardo Bigon a rappresentare il calcio agli occhi del Prefetto e del Questore, senza che l’avversario del Napoli e l’istituzione di riferimento del Napoli, la Lega Serie A, ne fossero a conoscenza. Il recupero fissato il 29 Novembre come voleva la Juventus e non il 14 Dicembre, a Champions League finita, a questo punto è sacrosanto. La quinta colonna di Mazzarri nelle conferenze stampa e nelle riunioni in genere, l’ha avuta vinta domenica 6 Novembre. Ma non poteva stravincere anche sulla data del recupero.


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