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Boban e gli exit-poll. Ma quale algoritmo! Da Pioli a Fonseca

di Mauro Suma

Ieri è stata giornata da 1X2 sulla sentenza della Cassazione riguardante la causa di Zvone Boban contro il Milan. O se preferite da primi exit poll sui dati elettorali. Quando sembra che hanno vinto tutti, anzi no ho vinto io, ma no guarda bene ho vinto io. Allora: non entro nel merito, per due motivi. Il primo è che c'è di mezzo la storia rossonera. Il secondo è che potrei a ragione essere accusato di essere parte in causa. E allora dico solo che la Cassazione di norma arriva, nelle cause civili, dopo un primo e un secondo grado. Ad essere pendente era rimasto soprattutto il ricorso fatto dai legali di Boban sul taglio dei danni non patrimoniali avvenuto in secondo grado. Quel ricorso è stato respinto. Per cui a Zvone resta la ragione sulla giusta causa e una somma da versare al Milan rispetto a quanto percepito dopo il primo grado. Le altre parti in causa che sottopanciano la "vittoria", dovrebbero fare solo una cosa: leggerla tutta la sentenza, fino alla fine, non solo fino ad un certo punto. E poi magari fare le parti in causa con maggiore nonchalance.

A proposito dell'intervista molto ben costruita su questo sito a Geoffrey Moncada. Quante volte mi sono, vi siete, ci siamo sentiti dire che il Milan sceglieva i giocatori senza vederli, sulla base di un mero algoritmo. Tutto pubblicamente smentito dalle parole del dirigente sportivo rossonero, anche se guardando in giro nessuno ha ancora fatto ammenda. Certo che i blocchi di partenza del Milan sono le info del database, indispensabile per un club calcistico che non voglia sentirsi dare del "boomer", basato sul lavoro di 10 scout, 5 in Italia e 5 fuori. Prima si lavora in video e poi live, impossibile prendere un giocatore senza averlo visto live”. L'algoritmo non è dunque una stella polare, è semmai un suggeritore, ma mai un decisore. Ma, secondo voi, quelli che ruminano un luogo comune al secondo, l'hanno sentita questa cosa? L'hanno guardata nell'intervista? L'hanno letta nei numerosi resoconti? Ma certo che no, al primo commento su qualche risultato del Milan o sul rendimento di qualche giocatore del Milan, torneranno a ruminare. Bisogna pur tirare giornata.

Paulo Fonseca ha chiarissimi in testa tutti i motivi, uno per uno, tutti in fila, per i quali il Milan ha fatto benissimo a Madrid e poi malissimo a Cagliari. E che al Milan tutto sia condiviso lo dimostrano le parole di Zlatan sull'equilibrio e di Moncada sul fattore mentale. Perchè non puoi essere equilibrato a Madrid e non equilibrato a Cagliari. Se perdi l'equilibrio, vuol dire che sei meno applicato, meno intenso. meno cattivo. Questa settimana è uscito sui giornali che Morata ha già organizzato due cene di squadra dall'inizio della stagione. Ecco Morata, non stupisce, un agonista cattivo. Maignan, stessa pasta. Florenzi purtroppo è infortunato. Al Milan, per caratteristiche, manca la pancia, manca il ruggito. L'Inter che circonda l'arbitro sulla qualunque non è Marotta League, è rabbia sportiva, è voglia di vincere. Per affetto e riconoscenza, col suo buon cuore di papà e di nonno, Stefano Pioli ci aveva convissuto con queste caratteristiche dei suoi ragazzi, tirandone fuori il meglio a seconda dei momenti. Finendo per uscire a sorpresa e in silenzio dalla stagione in casa contro la Roma in Europa League. Ecco, ci vuole molto meno silenzio e molto più rumore dentro la nostra squadra. Una cosa su cui Paulo Fonseca vuole andare fino in fondo.


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