Boa e Alberto i nuovi intoccabili della mediana. Occhio al mercato di gennaio e all'apertura di Galliani su Balo...
Una vittoria di cuore, dettata dai correttivi apportati nell’intervallo e frutto, immaginiamo, di una strigliata di quelle pesanti messa in atto da Massimiliano Allegri e dal suo staff tra il primo e il secondo tempo perché quello sceso in campo nel primo tempo era un Milan non degno di tale nome, una squadra senza capo né coda e spezzata in due con i tre mediani risucchiati dalla dinamicità dei dirimpettai pugliesi e con i tre la davanti che non tornavano quasi mai. Non ci nascondiamo dietro un dito e lo diciamo senza remore: Allegri ha sbagliato formazione mettendo in panchina i due giocatori che, in questo momento, hanno la maggior qualità nei piedi, nella corsa e nella dinamicità come Alberto Aquilani, che può diventare fondamentale per questo Milan e Kevin-Prince Boateng che ha messo a segno quattro gol in due partite e spaccando in due, giusto per usare un’espressione tipica e cara all’allenatore milanista, un match che dopo i primi 45’ minuti sembrava essersi incanalato su binari di una clamorosa sconfitta che avrebbe fatto ripiombare il Milan tra le fauci delle crtiche e creato, forse, qualche malumore in più sia nello spogliatoio che in società.
Poi, nell'intervallo, i cambi giusti che hanno fatto la differenza: fuori l’impalpabile capitan Ambrosini e l'evanescente Robinho e dentro il romano e il ghanese che hanno dato un nuovo volto alla squadra, più ordinata in fase d’impostazione e più dinamica dalla trequarti in su a dimostrazione di come gli uomini da far rifiatare, in questo momento, sono altri come lo spompato Mark van Bommel, anche ier autore di una prova non sufficiente e visibilmente in difficoltà quando pressato. Un turno di stop contro il Parma non gli farebbe male e con un Aquilani così, magari piazzato in cabina di regia, non si può che migliorare perché dopo la partenza di Pirlo e con un Seedorf a mezzo servizio a causa della carta d'identità e di alcuni acciacchi fisici, Alberto risulta essere quel concentrato qualitativo in mezzo al campo che proprio manca ad una squadra che necessità di un cervello che sappia dare ordine e ariosità alla sua manovra.
I grandi filosofi del calcio direbbero che un successo simile, ottenuto in rimonta con una seconda frazione di gioco così dinamica e di qualità, è il primo prodromo della vittoria finale e che solo le grandi squadre, quelle che hanno ancora molto da dare e che hanno ancora fame di successi, sono in grado di condurre in porto. Noi ovviamente ci speriamo perché vorrebbe dire che tutti i componenti della rosa hanno ancora voglia di vincere e di cancellare la prima parte di stagione che ha alimentato molti dubbi sulle possibilità di riconferma ad alti livelli di questa squadra che, a gennaio, potrebbe essere rinforzata con qualche innesto di qualità in mediana visto che gli osservatori milanisti hanno ricevuto questo input.
Oltre a Eriksen, che dovrebbe essere l’osservato speciale per eccellenza delle due prossime sessioni di mercato, un altro obiettivo sensibile è Oscar del San Paolo sul quale Braida ha stilato un’ottima recensione che è stata bissata da quella di Serginho che già aveva indicato in questo mediano un possibile prospetto da Milan. La voglia è proprio quella di prendere giocatori giovani e di qualità (un po’ come ha fatto la Roma americana con gli acquisti di Pjanic e Lamela) che siano in grado di fare la differenza ma c’è da stare molto attenti alle parole di Galliani su Balotelli: “Mario è una mia passione e starebbe bene con Ibra”. Sappiamo quasi per certo che l’AD rossonero conosce a memoria il contratto di Supermario con il City e questa apertura può innescare un filone, con Raiola protagonista, del lungo corteggiamento all’attaccante che, con Pato ed El Shaarawy, potrebbe comporre un trio dinamitico per il futuro rossonero.