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Analisi di un Milan ancora convalescente: fuori casa si fatica troppo

di Tiziano Crudeli

Il Milan a Lecce, dove non vinceva da nove anni, al termine di uno sciagurato primo tempo era sotto di tre gol. Un Milan abulico, privo di mordente, assai simile a quello visto a Torino contro la Juventus. Nella seconda frazione di gioco è risalito la china mettendo a segno quattro reti di pregevoli fattura. Un'impresa storica che nasconde solo in parte le lacune dei rossoneri. Se una squadra di rango subisce 3 gol in 45 minuti è evidente che le scelte iniziali dell'allenatore non sono azzeccate, per cui le critiche indirizzate a Massimiano Allegri erano giustificate, così come ha meritato elogi per aver saputo modificare in corsa l'assetto con gli inserimenti di Boateng e Aquilani al posto di Robinho e Ambrosini. L'uomo della svolta è stato “Boa-teng,teng,teng” (5 gol di cui 3 in campionato, 1 in Champions e 1 in Supercoppa taliana) tenuto inspiegabilmente in panchina, che con una splendida tripletta in 14 minuti (4' 10' e 18'), ha permesso al Milan di riportarsi in partita. Poi la ciliegina sulla torta è arrivata grazie a Mario Yepes (deludente pure lui nella prima parte di gara) che, imbeccato da Cassano al suo quinto assist stagionale, ha siglato la rete del 4 a 3. A vedere correre, lottare e battersi con una grinta pazzesca il ghanese non sembrava né stanco e neppure acciaccato. Il Milan recupera 2 punti sulla Juventus e il Napoli e tiene a debita distanza l'Inter. In campionato: gol fatti 12, subiti 11 (10 in più della capolista Udinese). Ebbene 8 di questi 11 gol al passivo sono stati presi nelle ultime 3 trasferte ( 3 col Napoli, 2 con la Juve e 3 col Lecce). Le dinamiche delle reti realizzate dal Lecce sono tangibili riprove delle ripetute disattenzioni della retroguardia milanista. Gli avversari si sono infilati per vie centrali con una facilità sconcertante. Urge rivedere certi meccanismi che non funzionano più a dovere.


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