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American style? Bisogna italianizzarsi per vincere. Mercato: a gennaio due colpi? Crepa con i tifosi: occhio a tirare troppo la corda...

di Pietro Mazzara

La giornata di ieri è stata caratterizzata dalle tante dichiarazioni del board del Milan presenti nello studio della Harvard Business School che la redazione di MilanNews.it, con un lavoro capillare e certosino, ha messo a disposizione di tutti (anche di chi ha fatto taglia e cuci senza fatica e senza spendere un euro, senza citare…). Tanti passaggi, tra quelli di Cardinale e Furlani, che hanno dato una fotografia di quello che è il modo di vedere il Milan da parte della proprietà americana. È un modello che riscuote successo presso i tifosi? Ad oggi direi di no. Perché è qualcosa di lontano da ciò che si è sempre fatto in Italia e le rivoluzioni, così come sulla questione delle commissioni ai procuratori, non possono essere fatte solo da uno. O c’è un sistema pronto a cambiare oppure bisogna prendere alcune cose di ciò che si vuole cambiare e integrarle dentro una nuova visione. Ma l’obiettivo finale deve essere davvero la vittoria e tali obiettivi si manifestano con i risultati sul campo, che sono figli delle scelte di mercato, sia per quanto concerne i calciatori sia la scelta degli allenatori. Il Milan, seppur con una gara in meno, è a -14 dall’Atalanta che è il vero esempio da seguire. Tutto quanto è emerso dalle parole di Cardinale e degli altri intervistati si va a unire alla notizia del rifinanziamento del vendor loan da parte di RedBird, che di fatto ha prolungato la sua permanenza al Milan fino al luglio 2028. In questo periodo temporale, però, bisognerà capire che tipo di Milan ci sarà. 

Quello attuale non piace a nessuno. Non piace ai giocatori, non piace ai tifosi, non piace alla critica. Nessuno può essere contento della posizione in classifica e del gioco espresso. Siamo molto lontani dal concetto di “gioco dominante” che vuole (o vorrebbe) Paulo Fonseca, con una squadra che è tutt’altro che completa come potevano credere in estate. Serviranno interventi già a gennaio, specie a centrocampo. Nell’aria c’è la sensazione che i colpi possano essere due, ma si dovrà anche vedere chi verrà preso perché il Milan, oggi, non può permettersi delle scommesse ma ha bisogno di giocatori affidabili che aiutino la squadra a risalire in graduatoria per riagganciare il treno Champions League, fondamentale per tenere vivo un certo equilibrio economico a livello di bilancio. Lo scudetto dei numeri, ad oggi ma anche domani, interesserà solo ai manager. Al tifoso, come si evince altrove, di diventare commercialista della sua passione non gli interessa. E per dare entusiasmo, servono mosse "da Milan", anche a livello economico. In estate, poi, si dovrà rivalutare nuovamente la questione attaccante perché Morata è tutto fuorché quel bomber da 25 gol stagionali che manca al Milan da tempo. 

A proposito di tifosi. La crepa è ormai netta e nell’aria ci potrebbero essere nuovi cambiamenti in merito alla politica dei biglietti che potrebbero andare a colpire tutte le fasce del tifo. Tirare ulteriormente la corda anche sotto questo aspetto, dove già la società he peccato con scelte che abbiamo contestato fin da giugno, potrebbe amplificare ulteriormente un clima di disaffezione al prodotto-stadio rendendo San Siro un teatro per gente con pop-corn e Coca-Cola piuttosto che un catino ricco d’emozione. Il Real Madrid, al Santiago Bernabeu, ha fatto la stessa cosa e, infatti, ha una delle peggiori tifoserie in circolazione a detta di tanti, perché non importa chi sia seduto sui seggiolini, importa quanto abbia speso. 


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