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Adli e Pioli, una questione politica. Se 3 indizi fanno una prova. A Cagliari con la testa, adesso serve la forza. Giovannino e gli eroi 

di Luca Serafini

Un genio della comunicazione moderna, famosissimo con lo pseudonimo di Johannes Buckler, ha pubblicato di recente due libri dai contenuti assai più profondi rispetto al correre dietro a un pallone: “Non esistono piccoli eroi” e “Non esistono piccole donne”, entrambi riferiti a straordinarie, drammatiche storie vere. Li ho divorati entrambi, ma resto profondamente convinto (da sempre) che il calcio sia eccome una parte importante della vita quotidiana, persino per chi non lo ama: per ciò che genera in termini di industria e di emozioni, per tutto quello che ispira e si ispira - quale nobilissima metafora - a qualsiasi sogno, qualsiasi impegno, qualsiasi impresa.

Quella di Cagliari non è stata certo un’impresa e di eroico c’è ben poco, eppure la vittoria contiene molte storie che si intrecciano, molti bivi che possono segnare il prosieguo del cammino. 
Sportiello e Tomori, per esempio, sono risaliti ad un livello alto nonostante la distrazione sul gol di Luvumbo. Florenzi è una garanzia, Reijnders una sorpresa da fregarsi le mani, Loftus e Pulisic iniziano a dimostrare che qualcuno a Londra forse si è sbagliato. Molto bene Chukwueze per un’ora, punta e salta l’uomo, si prende responsabilità. Molto bene Okafor che si muove molto e sfrutta il regalino di Radunovic con un doppio colpo di classe pura. Thiaw e il capitano fanno il loro con costrutto. Entra bene Musah, meno bene Leao. Non era facile in casa dell’ultima che si è battuta con ferocia ed era disposta da Ranieri per chiudere ogni pertugio. La pazienza e il cambio di ritmo all’inizio e alla fine del primo tempo, il controllo della gara e i 3 punti mi sono garbati parecchio. Adesso avanti cosi, agganciati come un canotto alla corazzata inaffondabile. 
Capitolo a parte per Adli. So di una fetta della tifoseria da tempo incredula, insofferente, sconcertata per il suo scarso impiego. Altri non reggono Krunic (ma c’era gente rossonera che discuteva Seedorf, quindi lasciamo perdere). Altri ancora sono letteralmente inferociti con Pioli perché non ha dato fiducia a lui, Vranckx, Dest, persino Deketelaere e adesso al francoalgerino. Sembra un conflitto tra sostenitori di partiti politici. Sembra davvero una questione politica.

Dunque. A Cagliari il ragazzo non mi è dispiaciuto, come le poche altre volte in cui è stato impiegato (estate compresa). Non mi è dispiaciuto, stop. Senza mai esaltarmi, senza farmi strabuzzare gli occhi, senza farmi venire la pelle d’oca. Anche lui sul gol di Luvumbo si è fatto uccellare, ma un 6,5 alla fine è meritato. Ha mostrato doti interessanti, annaffiabili e perfettibili: non è un caso che il Milan (forse ve lo siete dimenticato) lo ha segnato sul notes 4 anni fa, lo ha preso 3 anni fa, lo ha lasciato al Bordeaux un’altra stagione in prestito 2 anni fa, lo ha fatto sbarcare definitivamente a Milanello un anno fa. Dunque? Dunque sta a lui farsi vedere e acquisire la fiducia di Pioli. 

Conoscete la storia di Pirlo, suppongo. Regista, fantasista e ragazzo prodigio nel Brescia, faticò a convincere Reggina e Inter sul suo ruolo effettivo. Quando approdò al Milan, esattamente come Pioli ha pensato di Adli e glielo ha detto, Ancelotti fu sul punto di escludere Pirlo definitivamente solo poche settimane dopo il suo arrivo. Fu Pirlo a fargli cambiare idea. 

Nessuna impresa a Cagliari, quindi, ma storie e ricorsi che scrivono le pagine di questo sport. La parola derby riapre ogni volta la porte dei dubbi e delle inquietudini, ma ho l’abitudine - per natura - di guardare avanti e tra Newcastle, Verona e Cagliari ho visto una squadra recuperata di testa, per filosofia. Come si dice: 3 indizi fanno una prova. Sono certo però che contro Lazio e Borussia servirà di più, servirà tutto. 
Concludo con un saluto a tale Orlando Pan, sconosciuto scribacchino del web il quale non so che titolo si occupi di me, e un pensiero assai più affettuoso a Giovanni Lodetti: la tua educazione, il tuo garbo, la tua simpatia, unite all’umiltà della tua grandezza, ti hanno reso un eroe del pallone, un ambasciatore del Milan. E come ti dicevo, Giovanni, ci sono eccome grandissimi sciocchi, mentre invece non esistono piccoli eroi.


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