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Una serie di straordinari eventi, ma non solo: il primato del Milan è più che meritato

di Michele Pavese

C'è un'immagine che sintetizza meglio di qualsiasi altra gli ultimi nove mesi del Milan. È quella di Franck Kessié e Sandro Tonali, stanchi e felici al telefono con Stefano Pioli al termine della partita contro la Fiorentina. E poi c'è una frase, usata dal club rossonero sui social per descrivere quell'attimo "rubato": "Near, far, wherever you are, you're always with us!". La dedica, ovviamente, è al mister artefice di una rinascita per certi versi inaspettata, ma è anche rivolta a tutto il popolo del Diavolo, che ha finalmente ritrovato l'entusiasmo e la voglia di stare accanto ai propri beniamini. Non sappiamo quanto durerà, sappiamo però che la serie incredibile di risultati e il primato in classifica (+5 sulle seconde, +9 su Lazio e Atalanta) non sono casuali, né figli di una stagione "viziata" da eventi straordinari. La pandemia ha colpito tutti, indistintamente: il Milan ha dovuto fare a meno di Ibrahimovic, Donnarumma e mister Pioli, oltre agli immancabili infortunati, eppure non è mai crollato, non ha mai fatto un passo indietro. Per questo motivo non ci sono scuse che tengano: i pensieri su cosa potrà accadere da qui a maggio non hanno senso di esistere, perché quello che conta è il presente. E il presente dice che il Milan merita i complimenti di tutti, perché è in testa pur non essendo favorito. 

Al futuro e ai momenti difficili si penserà a tempo debito. Ma tanto sappiamo che "è nei momenti difficili che si vedono i veri uomini". E chi, meglio di Stefano Pioli, sa come destreggiarsi in mezzo al mare in tempesta? A marzo 2018 perse il suo capitano in una stanza d'albergo, alla vigilia di una partita. Quella di oggi è solo un'altra sfida complicata, che il tecnico di Parma sta affrontando nel migliore dei modi. Con calma, infondendo serenità e coraggio a una squadra giovane, che non lo ha abbandonato nemmeno quando sembrava certo l'arrivo di Ralf Rangnick in panchina. Un gruppo coeso, unito, determinato a togliersi delle soddisfazioni. Una maturità a tratti sorprendente: il Milan si è scoperto forte anche senza il suo trascinatore, perché sa adattarsi a ogni contesto e ha giocatori dinamici e moderni. Da Bennacer a Kessié, fino a Theo Hernandez, Calhanoglu e la rivelazione Saelemaekers, sono in tanti ad aver alzato sensibilmente il livello delle loro prestazioni. Merito delle sinergia tra giocatori e staff tecnico, ma soprattutto della ritrovata stabilità societaria. Dopo anni caotici, caratterizzati da incertezza e ribaltoni, finalmente si può guardare al domani con grande ottimismo. Ricordando sempre che l'unico obiettivo da non perdere mai di vista è la qualificazione in Champions League.


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