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Tre cose che abbiamo imparato da Milan-Torino

di Michele Pavese

Ismael Bennacer è inesauribile - Dalla Fiorentina... alla Fiorentina. Sabato prossimo il Milan scenderà in campo al Franchi contro la formazione di Beppe Iachini. Un avversario che evoca spiacevoli ricordi ai rossoneri, perché nella gara d'andata arrivò forse la più deludente prestazione stagionale; una sconfitta rotonda e meritata, che contribuì in modo decisivo all'esonero di Marco Giampaolo. Era un altro Milan (e un'altra Fiorentina, quella di Montella), senza Ibrahimovic e aggrappato alle fragili idee dell'ex tecnico della Sampdoria, al suo integralismo tattico che aveva in qualche modo frenato la crescita di tanti giocatori. Da Theo Hernandez ad Ante Rebic, fino a Ismael Bennacer, nessuno dei nuovi arrivati era riuscito a imporsi e a dare il proprio contributo a una squadra che sembrava smarrita, alla mercé di qualsiasi rivale. Proprio il centrocampista algerino divenne il bersaglio principale della critica dopo quella sconfitta; del resto, non capita tutti i giorni che un calciatore provochi due rigori in una stessa partita. In quell'occasione, però, erano emerse anche le qualità dell'ex Empoli, che aveva sì peccato di irruenza, ma si era lasciato apprezzare per personalità e spirito di sacrificio. Caratteristiche, queste, che stanno emergendo con prepotenza nelle ultime settimane, grazie al cambio di modulo operato da Stefano Pioli, che ha permesso al classe 1997 di alzare notevolmente il livello delle sue prestazioni. Bennacer è oggi, insieme a Donnarumma, Romagnoli, Hernandez e Ibrahimovic, uno dei leader carismatici del Milan, l'elemento fondamentale nel centrocampo rossonero per la sua capacità di recuperare palloni, portare pressione e dare equilibrio, e per il modo con cui interpreta il ruolo e si destreggia nelle situazioni più complicate. I dubbi e gli attacchi ricevuti, oggi, sono diventati lodi e attestati di stima, anche se di strada da fare ce n'è tanta. Bennacer dovrà imparare a gestire l'aggressività (11 cartellini gialli sono decisamente troppi) e, magari, a incidere di più in fase offensiva. Dalla Fiorentina alla Fiorentina sembra trascorsa davvero un'eternità. 

Undici Samu Castillejo - Se tutti giocassero sempre con la stessa voglia del numero 7 spagnolo, il Milan non farebbe fatica a tornare in Champions. Per raggiungere l'obiettivo minimo non c'è bisogno di fenomeni, ma di buoni giocatori (e buoni allenatori) che sappiano esattamente cosa fare (Atalanta docet) e diano tutto. Quel pallone strappato a Berenguer e l'assist a Rebic sono la sintesi perfetta del concetto di squadra: lotta, determinazione, altruismo. Se poi fosse più continuo e più lucido nelle conclusioni, potrebbe davvero ambire a qualcosa in più. Anche in questo caso, Paolo Maldini non ci aveva visto male: a Castillejo servivano solo un po' di fiducia e un sistema di gioco più congeniale alle sue caratteristiche. Stesso discorso per Rebic, sempre più determinante; sono loro l'arma in più del Milan in questo scorcio di stagione. Un peccato non essersene accorti prima, ma con il senno di poi nessuno commetterebbe errori. O quasi. (p.s. non richiesto: nel Milan che vorrei non sarebbero titolari, ma questo passa il convento e oggi non si può ignorare la loro crescita).

Salvate il soldato Paquetà - Una prova incolore, dopo tanta panchina, non dovrebbe mai portare a una bocciatura definitiva. Il brasiliano è in un momento di grande difficoltà e non riesce ancora a trovare la giusta collocazione tattica. Colpa anche dei tanti stravolgimenti degli ultimi dieci mesi, che lo hanno relegato a un ruolo di comprimario, retrocesso da titolare inamovibile a riserva quasi di lusso. Quasi, perché potrebbe dimostrare un altro atteggiamento quando viene chiamato in causa, invece spesso entra in campo con sufficienza e scarsa attitudine al sacrificio, cercando sempre la giocata più difficile, mai quella utile. Gli ultimi spezzoni sono stati deludenti, ma Pioli ha bisogno ora più che mai del suo talento per sopperire alla pesantissima assenza di Calhanoglu, che si stava esaltando nella nuova posizione. Un ritorno alle origini, che dovrebbe portare beneficio anche a Lucas Tolentino, al quale ora si chiede un'inversione per non andare a sbattere contro il muro alla fine del vicolo cieco. 


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