C'era una volta Juventus-Milan. Oggi i campioni sono tutti a Torino
C'era una volta la rivalità con la Juventus. Da quando il Milan ha smesso ufficialmente di essere il Milan (stagione 2012-13), quell'equilibrio che aveva sempre contraddistinto le sfide con i bianconeri ha cessato di esistere, lasciando spazio a un dominio netto e incontrastato. La sconfitta, ormai, è vista come qualcosa di ineluttabile, un destino al quale non si riesce a sfuggire nemmeno con prestazioni come quella di ieri sera; non è stata l'unica occasione in cui il Diavolo avrebbe meritato qualcosa in più, soprattutto all'Allianz Stadium, ma il finale è sempre lo stesso. Sedici vittorie della Juventus negli ultimi 21 scontri diretti, nove consecutive a Torino. Numeri, per dirla alla Ingegner Cane, "che fanno girare la testa" e che rendono bene l'idea dell'abisso che separa i due club. Del resto, se Cristiano Ronaldo da solo guadagna di più rispetto agli undici titolari rossoneri messi insieme...
Il miglior Milan stagionale perde la sua settima partita in campionato su dodici totali. In una situazione del genere, i complimenti e le pacche sulle spalle dovrebbero suscitare un moto di rabbia, una reazione veemente. Fabio Capello ha detto una grande verità: "Chi affronta il Milan adesso non lo ritiene più una grande squadra ed è convinto di poterlo battere. Gioca alla pari, senza paura". È questo il limite maggiore: la mediocrità, che emerge soprattutto nei momenti decisivi delle partite e che gli avversari percepiscono. Una mediocrità a cui ci si sta abituando ed è evidente anche dal modo in cui è stata "accettata" la sconfitta contro la Juventus. "Abbiamo giocato bene, possiamo crescere, risultato ingiusto, si sono visti miglioramenti" sono tutte frasi che in passato nessun tesserato, giornalista o tifoso avrebbe mai osato pronunciare. Oggi sono la normalità.
Non giriamo ulteriormente il coltello nella piaga, perché l'impressione è quella di ripetere ogni volta, da oltre un lustro, le stesse identiche cose. Il Milan di Stefano Pioli ha raccolto quattro punti in cinque partite, confermando i limiti di personalità e carattere già tristemente noti e dimostrando di non essere all'altezza delle ambizioni sbandierate dalla proprietà. La fiducia e l'ottimismo diminuiscono settimana dopo settimana, nonostante le buone indicazioni arrivate soprattutto dai nuovi: Bennacer, Krunic e Theo Hernandez sono in crescita, ma è troppo poco per svoltare e dare un senso alla stagione. Juventus-Milan ha certificato, una volta di più, che sono i campioni a fare la differenza; in tal senso, tutti gli sforzi delle prossime sessioni di mercato dovranno necessariamente concentrarsi sull'acquisto di giocatori di esperienza, a partire da una punta che segni gol pesanti. L'involuzione di Piatek (il polacco è autore di una sola rete delle sei totali realizzate su azione) è sotto gli occhi di tutti e non può essere dovuta soltanto alla maledizione della maglia numero nove. Allo stesso modo, la debolezza mentale (più che fisica) è lampante e sta punendo Romagnoli e compagni oltre i propri demeriti: delle sette sconfitte, quattro sono arrivate a causa di gol subiti nell'ultima mezzora. Cali di concentrazione, errori dei singoli e paura: sono questi gli aspetti su cui bisogna lavorare, per non sprofondare ancora più in basso.