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ESCLUSIVA MN - Pablo Garcia: "Il mio Milan il top al mondo. Leao il migliore dell'attuale, ma lavori di più"

di Gaetano Mocciaro

Che fine ha fatto Pablo Garcia? Tra i tanti giocatori che negli anni hanno vestito la maglia rossonera c'è stato anche all'inizio del nuovo millennio il centrocampista uruguayano. Siamo in piena era Berlusconi, con Alberto Zaccheroni allenatore. Quando arriva è già nel giro della celeste, tuttavia la sua esperienza milanista dura pochi mesi e sole 6 presenze. Dopo un anno in prestito al Venezia si rifarà in Spagna, con la maglia dell'Osasuna tanto da conquistare la chiamata del Real Madrid. Il meglio però lo darà in Grecia, diventando di fatto un giocatore chiave del PAOK Salonicco e proprio in terra ellenica chiuderà la carriera da calciatore nel 2014. In esclusiva per MilanNews, proprio Pablo Garcia ci ha raccontato cosa fa oggi e ha ripercorso la sua breve parentesi in rossonero:

Pablo Garcia, di cosa ti occupi oggi?
"Ho intrapreso da qualche anno la carriera di allenatore, in quella che considero casa mia ossia al PAOK. Ho fatto la trafila delle giovanili fino alle squadra B e per un periodo ho allenato anche la prima squadra, vincendo la Coppa di Grecia. Oggi alleno il Panserraikos con l'obiettivo di mantenere la squadra in prima divisione".

Ti vedi in futuro lontano dalla Grecia?
"Le porte sono sempre aperte per nuove esperienze. Bisogna sempre saper cogliere le opportunità e il calcio è in continuo movimento. Difficile dire cosa succederà, ad esempio non mi sarei mai immaginato un giorno di trasferirmi in Grecia e invece ora ci vivo da 15 anni. Ho un anno di contratto, lavoro ogni giorno con passione facendo quello che mi piace".

Che allenatore sei?
"Mi piace il 4-3-3 col volante al centro che sappia giocare a pallone. Ma in genere uso sistemi differenti, dipende dai giocatori che ho a disposizione. Chiaro che ci sono situazioni in cui devi adattarti, ma in generale mi piace il calcio palla a terra, con squadre veloci e offensive".

Ti ha influenzato in questo l'esperienza italiana?
"Nel tuo lavoro ti porti dietro tutta l'esperienza pregressa e in Italia certamente ho imparato la metodologia, la professionalità. Non solo al Milan ma anche al Venezia si lavorava molto tatticamente. Si dà molta importanza al coprire gli spazi, al pressing, alla tattica. Certo, anche in Uruguay e in Spagna ci si allenava intensamente ma non in questi termini. Comunque sì, la mia formazione da allenatore è un mix dello stile dei vari paesi in cui sono stato e degli allenatori che ho avuto".

Arrivi in Italia nella stagione 2000/01 a campionato in corso. Che ricordi hai della tua esperienza in rossonero?
"Una grande esperienza. Ero giovane e mi trovai catapultato in un gruppo pieno zeppo di campioni. Devo ammettere che ero ancora acerbo, non ero preparato. Ci ripenso guardando me all'epoca: non era il tempo giusto. Ma l'esperienza fu davvero grande".

Trovasti poco spazio in quel Milan
"Non era facile per me giocare. Come detto non ero preparato e avevo bisogno di tempo per adattarmi. Ma un grande club e in quel caso il più grande club non può aspettarti, devi vincere".

Hai avuto in quel breve periodo due allenatori: Alberto Zaccheroni e Cesare Maldini
"Ho avuto qualche possibilità con Zaccheroni, ma devo dire che Cesare Maldini voleva che io giocassi ma purtroppo ebbi un problema al ginocchio. Il mio rammarico è che avrei voluto continuare, ma avevo bisogno di tempo per adattarmi".

Il più forte di quel Milan?
"Tecnicamente, Boban ma complessivamente scelgo un altro".

Chi?
"Maldini era impressionante. Giocava la domenica e il lunedì si allenava, era una macchina e per me è stato importante non solo come calciatore, ma anche umanamente Persona umile, mi ha aiutato tanto".

Gli altri?
"Gattuso era un dobermann, si allenava alla morte. Shevchenko mi impressionò per un fatto: finiva l'allenamento con la squadra e si fermava a fare una sessione extra. Guardavo e non mi capacitavo, per me era qualcosa di inedito".

Il ricordo più bello?
"L'aver indossato per la prima volta la maglia rossonera e di questo sono grato al Milan. Per un giovane che veniva da un altro paese era la cosa più bella rappresentare la squadra più importante al mondo. Pesa tanto, va detto".

Segui ancora il Milan?
"Quando posso anche se non è facile giocando noi nel weekend. Ma ho avuto modo di vedere la squadra. Spiace che non ci sia più Maldini, non so perché sia andato via. Ora c'è la Roma in Europa League e bisogna stare attenti, con De Rossi i giallorossi sono cresciuti".

Chi ti piace di questo Milan?
"Leao ha grandi qualità, ma deve lavorare di più per diventare un top".

Nonostante i buoni risultati Pioli non è al massimo della popolarità fra i tifosi. Da allenatore come te lo spieghi?
"Quando stai tanto tempo sulla stessa panchina può succedere che da qualche parte subentri un po' di stanchezza. Certo, ci sono delle eccezioni come Simeone all'Atlético Madrid ma non ce ne sono molte. Pioli per me ha fatto un buon lavoro e dovrà avere molta forza mentale per reggere la pressione".

Chiudiamo con i consigli per gli acquisti dalla Grecia
"Faccio due nomi, entrambi del PAOK. Il primo è Giannis Konstantelias, trequartista di grande talento. Ha solo 21 anni e va tenuto sicuramente d'occhio. Il secondo è Konstantinos Koulierakis, centrale difensivo mancino di piede che nonostante abbia solo 20 anni mi ha colpito per mentalità".
 


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