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ESCLUSIVA MN - Javi Moreno: "Morata è una garanzia. Pochi gol? Ne fa fare tanti ai compagni"

di Gaetano Mocciaro

Ci siamo, il Milan è pronto ad abbracciare il suo nuovo centravanti. Vecchia conoscenza del calcio italiano e fresco vincitore degli Europei con la sua Spagna: Alvaro Morata. Qualità, esperienza e una conoscenza della nostra Serie A che gli permetterà di adattarsi subito. Abbiamo approfittato del trasferimento in corso per parlarne con un altro centravanti iberico che ha vestito i colori rossoneri: Javi Moreno. Ecco le sue parole in esclusiva a MilanNews.it.

Javi Moreno, Alvaro Morata sarà con ogni probabilità il centravanti del Milan 2024/25
"Il Milan non sbaglia con lui. Giocatore già rodato, che ha giocato le grandi competizioni e in grandi squadre come Real Madrid, Juventus, Chelsea e Atletico. Per esperienza e qualità sicuramente un grande affare".

Cosa ti piace di lui?
"È un giocatore che lavora molto per la squadra e fa sì che gli altri beneficino del suo lavoro. Quest'ultimo aspetto non va sottovalutato. In questo Milan può fare benissimo".

Come valuti il suo Europeo?
"Molto buono, è stato un degno capitano che si è sacrificato tanto per il collettivo".

A trovare il pelo nell'uovo, anche all'Europeo ha dimostrato di non essere proprio un bomber implacabile
"Si sottovaluta il fatto che i compagni segnano grazie al suo lavoro. Poi, certo, da un centravanti ti aspetti tanti gol. Alvaro è comunque uno che non fa mancare il suo apporto sotto questo profilo, ma effettivamente la storia dice che non è uomo da 20-25 gol ma da 13-14. Diciamo che è l'altra faccia della medaglia del suo essere generoso".

A oggi Morata è il meglio che c'è tra gli attaccanti spagnoli?
"C'è Iago Aspas che non è più giovanissimo, c'è Joselu. Diciamo che c'è una lista di 4-5 attaccanti di livello ma nessuno ai livelli di Mbappé o Cristiano Ronaldo. A oggi in Spagna fai fatica a trovare un centravanti che garantisca tanti gol".

Stesso problema che c'è in Italia, ma non solo: come mai?
"È cambiato il modo di giocare, è diventato troppo tattico e fisico. All'attaccante si chiede poi di lavorare per la squadra, di difendere. Ai miei tempi noi attaccanti pensavamo solo al gol".

Ne segnavi a raffica, tanto che il Milan nel 2001 ti ha voluto fortemente. Che ricordi hai di quell'esperienza?
"Indimenticabile, sono stato nel miglior club al mondo. E poi Milanello era qualcosa di fantastico, ricordo tutti con grande affetto, dal presidente a Galliani, Braida".

La fotografia della tua stagione al Milan?
"Scelgo due momenti: il gol nel recupero alla Lazio in Coppa Italia, a San Siro. E la doppietta al ritorno, all'Olimpico".

Esperienza durata un solo anno. Rimpianti?
"Ma no, alla fine sono grato per l'opportunità che ho avuto. Se ci ripenso rivedo giocatori come Pirlo e Rui Costa a innescare attaccanti come Shevchenko, Inzaghi, Marco Simone, José Mari. Con una batteria simile era chiaro che ci potesse essere poco spazio".

Allenatori dell'epoca: Fatih Terim e Carlo Ancelotti. 22 anni dopo quest'ultimo ha alzato l'ennesima Champions League
"Non mi sorprende. Ai miei tempi era giovane ma davvero bravissimo, preparato tatticamente. Ne conservo un bel ricordo".

Il tuo rapporto con l'Italia?
"Vengo spesso in Italia, una volta l'anno: Roma, Firenze, Venezia. Mi piace e poi riesco anche a salvare il mio italiano, perché posso parlarlo, praticarlo (ride, ndr)",

Oggi anche tu sei allenatore. Ti sei ispirato proprio ad Ancelotti?
"Sicuramente per il suo approccio umano con i giocatori, trattati come uomini e non come macchine. Ma come tutti ho preso un po' da tutti gli allenatori che ho avuto, cito Terim ma anche Paco Jemez e Luis Aragones".

Cosa ti riserva il futuro?
"Direi una panchina. Ho chiuso l'esperienza al Numancia e adesso valuto la mia prossima destinazione. Sono arrivate 2-3 offerte, vediamo. Ho iniziato questa carriera e mi piace molto, è stimolante. Lavoro difficile perché da calciatore pensavo solo a quello che dovevo fare io, ora devo pensare a 24-25 persone per un unico obiettivo".

Com'è il Javi Moreno allenatore?
"Uno a cui piace il calcio offensivo, segnare un gol in più degli altri".

Modulo preferito?
"Normalmente il 4-4-2 o il 4-2-3-1".

Spagna campione d'Europa. Il vostro segreto?
"Rispetto a quando incominciavo a giocare c'è più professionalità nella formazione, tutti gli allenatori sono preparati. Alla mia epoca l'allenatore era tuo papà, ora sono tutti tecnici formati e con un certo curriculum".

Una Nazionale che domina anche con i giovani, basti vedere Lamine Yamal
"Diamo molta importanza al giovane, lo lanciamo e lo incoraggiamo. Questi ragazzi non devono avere paura quando sono gettati nella mischia e il primo messaggio che devi lanciare è quello di dargli fiducia".

In Italia dopo il flop agli Europei è tornato il discorso classico del bambino che non gioca più per strada
"Ma anche in Spagna è lo stesso, infatti c'è una generazione di calciatori diversa rispetto al passato. Nemmeno in Spagna vedi bambini giocare per strada e questo ha fatto perdere a questa generazione determinate caratteristiche che poi ti porti dietro sul terreno di gioco. Ormai sono tutti a scuola calcio a fare tecnica e tattica ma determinate cose che imparavi per strada non le hai più ed è un gran peccato".
 


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