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L'intrigo Tevez e l'offerta Pato, istantanee galeotte del mercato

di Antonio Vitiello
Fonte: di Andrea Losapio per TMW

Meglio di così non si poteva partire. Una volta gennaio era un mese tranquillo, o quasi. Per gli operatori del mercato, per le squadre, per gli addetti ai lavori. A parte qualche incursione interessante negli anni novanta, dai Kanchelskis ai Seedorf, il primo mese dell'anno riservava per di più colpi di aggiustamento. Riparazione era la parola più abusata, mentre nelle ultime finestre le grandi squadre provano il colpo a effetto per sparigliare le carte e dare una spallata decisiva all'avversario.
L'attenzione mediatica al momento è al massimo grado d'allerta nel triangolo Manchester-Milano-Parigi. Verrebbe quasi da dire Dubai-Milano-Abu Dhabi, ma importa poco. Un po' perché noi italiani c'entriamo in qualsiasi lato (Galliani, Mancini, Ancelotti) e con sponde eventuali. Non mi soffermo sulla cronologia delle offerte, ma passo subito al punto di rottura della trattativa Milan-Tevez, destinata ad andare in porto con facilità, almeno fino a metà della settimana scorsa.
La macchina fotografica è l'arma del delitto ma anche la testimonianza viva di ciò che stava accadendo. Galliani che si fa immortalare con un calciatore non s'era mai visto, soprattutto prima che la trattativa fosse chiusa. Anche le formiche, nel loro piccolo, si arrabbiano. Figuriamoci quando è un gigante - economicamente e calcisticamente parlando - come Mansour, oppure quell'italiano di Mancini, che con il Milan ha un conticino più che aperto. E si sviluppa tutto ciò che stiamo analizzando nelle ultime ore.
La domanda è però questa: il Manchester City aveva l'intenzione di accettare l'offerta del Milan qualora si parlasse di un'offerta di prestito oneroso con diritto di riscatto, oppure parcheggio gratuito con rimorchio coatto a giugno. Ventitré milioni il costo complessivo dell'operazione da destinare ai Citizen. L'Inter può anche essere entrata fortemente sul giocatore, ma difficilmente Branca si è fatto prendere per la gola da Marwood: il direttore sportivo dell'Inter legge i giornali e conosce la valutazione di Tevez, ciò nonostante va a parlare a Manchester e si fa impelagare per venticinque milioni più bonus, cifra portata più o meno a ventisette.
Tutti d'accordo che l'offerta fantasiosa del Milan fosse un po' troppo strampalata e che sarebbe stata limata alla Aquilani, ma perché l'Inter dovrebbe alzare la posta in palio dopo che il City era già orientato ad accettare un'offerta di ventitré milioni? Tanto più che è la stessa cifra che ha portato Balotelli in Inghilterra, dopo essere partiti da una base di trenta. Logicamente è difficile pensare che le cose stiano così.
E poi, perché il Manchester City non ha ancora risposto al Milan? Perché l'Inter non ha ancora avanzato una proposta tangibile a Tevez e compagnia cantante se l'obiettivo era quello di prenderlo? I dubbi ci sono, ma anche una certezza: Galliani rischia di fare davvero una bruttissima figura. Galeotta fu l'istantanea e chi la commissionò.
La notizia importante è che Pato è ufficialmente sul mercato. I ben informati parlano di un'offerta accettabile vicina ai quaranta milioni di euro, con Berlusconi che avrebbe discusso del solito Cristiano Ronaldo come oggetto dei desideri per il prossimo futuro. Le ultime prestazioni con fischi del Bernabeu... Discorso prematuro e illogico, basato su voci di corridoio della politica e niente di più.
Pato sul mercato, dicevamo: le offerte del PSG dai venticinque ai ventotto milioni sono ridicole e lo sa quell'italiano di Ancelotti, anche perché il Papero è costato circa 22 milioni quand'era un diciassettenne di belle speranze di Porto Alegre. Realisticamente per convincerlo serviranno i milioni che il City ha sborsato per Aguero (pane al pane, quarantacinque). L'addio del brasiliano, potente genero di Berlusconi - e le foto alla Scala con Barbara sono l'altro angolo acuminato -, servirà comunque per arrivare a un altro attaccante che non è Tevez: semplicemente perché, oltre a Robinho e Ibrahimovic, non ci sarebbe nessuna altra punta eleggibile per la Champions League. I pezzi del puzzle s'incastrano ma non trovano ancora una giusta logica. Altro che Kanchelskis, verrebbe da dire.


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