Seedorf e il paradosso del futuro. Il quinto posto potrebbe portare i proventi per la sua liquidazione

Seedorf e il paradosso del futuro. Il quinto posto potrebbe portare i proventi per la sua liquidazione
© foto di Giulia Polloli
sabato 19 aprile 2014, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Seedorf glissa, in conferenza stampa, quando vengono fatte le domande relative al suo futuro. O meglio: lui si dichiara l’allenatore del Milan anche nella prossima stagione, a meno che non squilli il numero rosso, quello che lo mette in comunicazione diretta con Silvio Berlusconi, suo mentore poi improvvisamente dileguatosi, addirittura dalla partita contro la Lazio. Il silenzio assordante del Presidente, di certo preso su altri fronti, non colpisce quanto quello di Adriano Galliani. In tempi analoghi, quando il Milan doveva cercare un giustificativo per le scelte fatte, per i trofei non vinti, per cocenti sconfitte, immancabilmente e quasi magicamente arrivava l’ora dello snocciolamento dei dati statistici. Dall’essere la squadra più titolata al mondo, al numero di punti ottenuti nell’anno solare. Quello che stupisce è il silenzio sui risultati ottenuti da Clarence Seedorf, nei pochi mesi di guida al Milan. Bene. I rossoneri sono secondi solo a Roma e Juventus: un dato assolutamente di rilievo, che però viene utilizzato solo dagli addetti ai lavori e non trasformato in scudo a difesa di un tecnico che, per quanto inesperto, ha di fatto dimostrato di saperci fare, da parte dei massimi dirigenti rossoneri.

Di conseguenza non si può non pensare che il clima in casa Milan sia passato dal gioviale, al teso, fino al molto teso. Seedorf in bilico, con un obiettivo da raggiungere che ad oggi risulta quasi un monito, un alibi, una facile scusante in caso di separazione anticipata. Galliani prima messo quasi a riposo forzato e ora, dopo un pit stop nemmeno tanto lungo, nuovamente in pista a dettare le strategie, Barbara Berlusconi che da grande accusatrice ora sembra una sorta di mantide religiosa, quasi in religioso silenzio dopo le stoccate lanciate al suo alter ego Galliani.

E in tutto questo mettiamo anche i malumori che, si narra, fuoriescano dagli spogliatoi, con il caso Montolivo che ha fatto capire a Seedorf che il cancro parte proprio dall’intimo di quelle mura, solitamente caveau inespugnabili tra la squadra e il resto del mondo.

Però il Milan vince, nonostante tutto, nonostante le critiche, nonostante la noia mortale di alcune partite, nonostante l’accanimento dei delatori. E Seedorf continua placido la sua avventura sulla panchina, la prima della sua carriera, la più difficile e la più dolorosa anche. Alle sue spalle spunta colossale l’ombra di Pippo Inzaghi, quasi in una sorta di gioco uroborico, con il destino dell’uno che confluisce nell’altro, a formare una storia senza né inizio né fine.

Oggi il Milan è chiamato al risultato, perché l’obiettivo Europa è raggiungibile, perché è addirittura stata alzata l’asticella per il raggiungimento del traguardo. Non è sufficiente arrivare in Europa dalla porta di servizio, bisogna arrivarci senza i preliminari, che farebbero perdere i sostanziosi introiti derivanti dalla tournèe americana di mezza estate. Ma qui nasce il paradosso: quei proventi potrebbero servire a liquidare Seedorf in anticipo. E nonostante tutto l’allenatore rossonero parla serenamente del futuro, degli obiettivi, dell’onore di lottare per quella maglia, quella stessa maglia che lui ha riportato in alto, ridando a dei disperati un motivo per continuare a lottare.