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Festa: "Milan, si lavora all'ingresso di nuovi investitori. L'anno prossimo si decide il futuro finanziaro del club"

ESCLUSIVA MN - Festa: "Milan, si lavora all'ingresso di nuovi investitori. L'anno prossimo si decide il futuro finanziaro del club"
mercoledì 9 agosto 2017, 14:30ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi
fonte intervista di Thomas Rolfi

Nel calcio moderno anche il tifoso ha ormai dovuto imparare ad avere a che fare con termini tecnici del linguaggio economico. Per fare chiarezza su alcuni concetti, la redazione di MilanNews.it ha contattato Carlo Festa. Con la firma de 'Il Sole 24 Ore' abbiamo parlato a 360 gradi del bond a disposizione del Milan per il mercato e del debito della società, della possibilità di uno sblocco dell'esportazione dei capitali verso l'estero, di possibili nuovi investitori e degli aumenti di capitale nel club programmati da Yonghong Li da qui alla fine dell'anno.

Cosa intende esattamente Fassone quando dice 'Siamo ampiamente sotto il consumo del bond emesso per il mercato'?
"I bond sono due: uno per 73 milioni e l'altro per 50 milioni. I 73 milioni sono andati per ridurre il debito con le banche italiane. Gli altri 50, invece, sono stati utilizzati per il mercato. I giocatori acquistati dal Milan sono stati pagati a rate triennali e quindi in questo esercizio il club ha dovuto pagare solo la prima rata o, in alcuni casi come Kessie (prestito biennale oneroso a 5 milioni di euro con obbligo di riscatto fissato a 23, ndr) ancora meno. Detto questo, il Milan si è impegnato a investire complessivamente oltre 200 milioni di euro. Penso che quindi, oltre a quel bond, probabilmente siano state utilizzate altre linee di credito. Non dimentichiamo anche che è stato fatto un aumento di capitale qualche settimana fa. Il problema principale è che Fassone quando parla di debito 'normale' del Milan, dimentica quello di Yonghong Li, presidente e proprietario del club, che si è fatto prestare 180 milioni per arrivare al closing. Il problema del Milan, eventualmente, sarà il prossimo anno perchè vanno restituiti i soldi ad Elliott e poi dovranno dare le rate dei giocatori pagati. La vera prova del 9 dal punto di vista finanziario sarà l'anno prossimo e lì si capirà da una parte se il Milan avrà la capacità di sostenere questi costi, a fronte di ricavi magari aumentati. Fondamentale sarà l'ingresso in Champions League, che potrebbe dare 50 milioni di euro in più al fatturato. E poi si vedrà se Yonghong Li riuscirà a ripagare questi debiti, magari grazie all'ingresso di nuovi investitori. C'è da dire che Fassone e Mirabelli sono stati molto bravi e intelligenti a costruire una squadra competitiva, dilazionando i pagamenti dei cartellini".

Sempre Fassone sostiene che il debito del club sia facilmente rifinanziabile. Risulta anche a lei?
"Il debito non è mai facilmente rifinanziabile, a meno che vengano fornite determinate garanzie, molto forti. Non è che un soggetto salda il debito di Elliott e diventa il nuovo debitore così in modo semplice. Se no tutte le società che hanno debito riuscirebbero a rifinanziarlo, invece la maggior parte non ci riesce. Di solito come garanzia vengono dati in pegno attività ulteriori. Ad esempio la Roma ha dato in pegno i ricavi dei diritti tv. Sarà una bella sfida anche quella, vedere se riusciranno a rifinanziarlo".

Qualcuno sostiene che a breve ci sarà lo sblocco delle esportazioni dei capitali da parte del governo cinese, può confermarlo?
"A me fa un po' ridere questa storia che in Cina non stiano pensando ad altro che il calcio. Che il Congresso del Partito Popolare sia lì a decidere se sbloccare gli investimenti per il calcio mi sembra poco credibile. E se anche si intedessero investimenti in generale verso l'estero direi proprio di no. E' possibile che ci sia uno sblocco per gli investimenti che rappresentano i core business del Paese. Faccio un grande esempio, se una grande multinazionale come ChemChina, che ha acquistato Pirelli, farà un altro investimento in Italia, questo sarà consentito. In settori che non sono considerati  strategici, come ad esempio il calcio, secondo me non ci sarà uno sblocco di investimenti, ma un'attenzione maggiore a come vengono investiti. I soggetti privati in Cina, come Suning, ma anche lo stesso Yonghong Li, possono investirli come vogliono. C'è un attività di controllo per capire come li investono, però non vengono bloccati. La vera stretta c'è sui finanziamenti da parte delle banche, che sono controllate dallo Stato. Per me quelle misure continueranno. Ad esempio la HNA, conglomerata cinese che si occupa di aviazione, ha visto bloccati i prestiti delle banche nei propri confronti perchè la politica aziendale non è stata ritenuta oculata".

Il Milan, però, sta investendo anche sul territorio cinese, con la nascita del progetto Milan China, che prevede lo sviluppo del brand non soltanto attraverso la vendita di merchandising, ma anche - ad esempio - attraverso l'apertura di accademie a marchio Milan. Questo non potrebbe spingere il governo a essere più indulgente nei confronti delle spese per il club rossonero?
"Ma quante scuole calcio dovrebbero aprire per giustificare prestiti da centinaia di milioni di euro? E poi perchè solo il Milan farebbe questo? Lo farebbero anche altri club che vanno in Cina, no?".

Il Milan, però, è tra le squadre con più seguito al mondo in Cina e il fatto che la proprietà sia cinese può essere un grosso vantaggio per sapere come sia corretto muoversi sul territorio.
"Può essere vero, però può avere un senso per il fatturato prodotto dalla Cina che potrebbe crescere come merchandising e quanto altro. Ribadisco, però, quante scuole calcio dovrebbero aprire in un Paese che ha miliardi di abitanti? Per me sono soltanto delle notizie mediatiche che però non corrispondono alla realtà. Il governo cinese non si fa abbindolare da qualche impianto sportivo a marchio Milan. Il calcio, per il Paese, non è considerato strategico".

Ci sarebbe il progetto, da parte del governo cinese, di diventare una potenza calcistica mondiale, organizzando poi i mondiali del 2030.
"Ospitare i mondiali è qualcosa che molti Paesi vogliono avere. Bisogna anche dire che non portano chissà quale giro di denaro pazzesco. Quasi tutti i Paese che li hanno organizzati negli ultimi anni hanno poi avuto un tracollo economico, ad esempio il Brasile. Quei soldi che investi per il calcio, poi, non li investi per il tuo Paese. Quindi è un successo mediatico, ma non ti porta un boom economico. Non per niente Roma ha rifiutato le Olimpiadi. Perciò, in sintesi, io ci andrei cauto con questa storia del governo cinese, che è un pochino raccontata come una favola".

Secondo lei quanto è probabile che vengano trovati nuovi investitori interessati a immettere capitali nel Milan?
"E' possibile che ci siano nuovi gruppi cinesi interessati ad investire nel Milan, però devono essere soldi loro, non prestati. Il paradosso è che Yonghong Li, dotato di una disponibilità finanziaria minore di Suning, che è una potenza economica conosciutissima in Cina, ha fatto una campagna molto più dispendiosa e vivace di quella dell'Inter. La scommessa è riuscire ad avere nel giro di poco tempo un boom di fatturato grazie ai ricavi provenienti dalla Cina e avere poi, eventualmente, o nuovi investitori o la possibilità di avere una quotazione in una borsa asiatica. Anche se, con questi bilanci è molto difficile. L'ipotesi più probabile e che Mister Li stia già lavorando all'ingresso di nuovi investitori".

Yonghong Li si è impegnato a garantire un aumento di capitale da 60 milioni di euro. Come sarà distribuita nel tempo l'immissione di questo denaro?
"Dei 60 milioni di euro che ha garantito di immettere in aumento di capitale, Yonghong Li ne ha già forniti 22 a luglio. Ne restano 38 da qui alla fine dell'anno, che saranno così suddivisi: 5 a settembre e poi i restanti 33 complessivi tra ottobre e dicembre. A fine anno, infatti, è prevista la scadenza per completare l'iniezione di capitale".